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Ilva, Salvini non va in Senato per farsi i selfie con i cavalli

Il governo da una parte, impegnato nella difficilissima risoluzione di un caso, l’ex Ilva di interesse nazionale, alle prese con le difficilissime trattative con l’azienda franco-indiana ArcelorMittal intenzionata a lasciare la fabbrica, rescindendo il contratto d’affitto stipulato con l’esecutivo Conte uno, dopo 18 mesi. Dall’altra Matteo Salvini, a parole particolarmente vicino ai lavoratori che rischiano il posto e ma nei fatti non troppo interessato. Di fronte all’incontro previsto in Senato, in cui il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli avrebbe spiegato le sue prossime mosse cercando un confronto con gli altri parlamentarsi, il leader della Lega ha risposto infatti “no, grazie”.

Salvini ha preferito disertare l’Aula, evidentemente non troppo interessato a capire gli sviluppi di una vicenda che faceva discutere l’Italia intera. Mentre Patuanelli iniziava il suo intervento, il Capitano del Carroccio era affaccendato in ben altro: si trovava a Verona per aprire una diretta su Facebook dalla fiera cavalli. Eppure lo stesso segretario della Lega, proprio giungendo alla kermesse di Verona ha dichiarato: “Daremo il sangue per Taranto e perché non salti neanche un posto di lavoro. Purtroppo, al governo abbiamo degli incompetenti o degli incapaci o dei complici”.Insomma, da un lato Salvini promette massimo impegno per la risoluzione del caso, come a paventare una forma responsabile e costruttiva di opposizione. Dall’altro offre il più totale distacco. In Aula qualcuno se n’è accorto, come il senatore dem Dario Stefano: “Proprio il capitano Salvini, solo per fare l’esempio più evidente, oggi è senza scudo e non è nemmeno in Aula, tanto per cambiare”.Salvini nel frattempo aveva ben altro per la testa e si faceva immortalare a cavallo, commentando: “Ne sono consapevole: la mia tecnica è molto migliorabile, ma dovevo provarci”. Nel frattempo, sulla sua stessa pagina Facebook veniva pubblicata la foto della contestazione nell’Aula della Camera dei deputati leghisti che protestavano per difendere i posti di lavoro, a rischio per oltre 10mila dipendenti dell’acciaieria. Il leader maximo, però, preferiva il galoppo ai guai dei tarantini.

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