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Ex Ilva, Di Maio dà uno schiaffo a Conte e agli alleati: “No allo scudo penale”

Ieri Arcelor Mittal ha depositato in tribunale l’atto di recesso dal contratto di affitto dell’Ilva di Taranto. È la mossa, preannunciata dieci giorni fa, con cui l’azienda franco-indiana prepara l’addio alle acciaierie pugliesi. E nel bel mezzo della burrasca, la maggioranza continua a dividersi. Lo scontro non è solo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico (e Italia Viva). Ma è soprattutto all’interno del Movimento stesso, con Di Maio e i suoi che danno un vero e proprio “schiaffo” al Presidente del Consiglio Conte, che è loro espressione. Ma procediamo con ordine. Durante una prima riunione a Palazzo Madama tra i senatori pentastellati e il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, si sente nitidamente Barbara Lezzi urlare “io lo scudo non lo voto”.

Perilli e Patuanelli, poi, raggiungono Luigi Di Maio alla Camera dei deputati, dove si sta già svolgendo la riunione dei deputati a cui hanno preso parte anche i ministri Bonafede, Spadafora, D’Incà e il sottosegretario Riccardo Fraccaro. Poco prima di mezzanotte il capo politico risponde alle domande dei giornalisti. “Il ripristino dello scudo penale? Qui il tema è come si pone lo Stato nei confronti delle multinazionali. Deve star lì a dire ‘che cosa volete pur di restare’ oppure costringerli a restare perché hanno firmato un contratto? Per farsi rispettare non funziona mai che tu lo preghi di restare, tu gli fai presente che giuridicamente deve restare”.

I parlamentari pugliesi (soprattutto tarantini) del M5s fanno dunque muro contro l’ipotesi di un nuovo “scudo” penale. “Se fai un disastro ambientale paghi”, dice dando loro man forte Luigi Di Maio. E si alza la tensione con il premier e gli alleati: “Senza una voce unica” si rischia di sbattere, torna ad avvertire il Pd. Le voci nella maggioranza si rincorrono: circola anche notizia – ma Palazzo Chigi per ora smentisce – di una nuova visita di Conte a Taranto.

Sulla posizione di Italia Viva, che ha proposto un emendamento per il ripristino dello scudo, Luigi Di Maio tuona: “È un problema serio per la maggioranza”. Dunque è muro contro muro. Di Maio e il Movimento 5 Stelle si oppongono alla linea degli alleati e soprattutto alla linea del premier Conte che preme per un nuovo accordo con ArcelorMittal per non far chiudere lo stabilimento di Taranto. Intanto i sindacati lanciano l’allarme: “La produzione si sta già fermando, con effetti irreversibili.

 

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