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Inquinamento bottiglie di plastica: l'innovazione delle aziende

Una persona dovrebbe bere al giorno un litro e mezzo d’acqua. Una famiglia composta da quattro membri consuma quindi 42 litri d’acqua a settimana, per un totale di 2.190 litri l’anno. Ossia 1.460 bottiglie da un litro e mezzo oppure 1,095 da due. Il che equivale a un enorme quantità di plastica, che spesso finisce nei mari, uccidendo le creature che ci vivono. Ma finisce anche nei piatti che mangiamo. Le bottiglie di plastica sono tra gli oggetti più comunemente ritrovati nelle spiagge europee. L’uso indiscriminato della plastica deve essere combattuto: un rimedio può essere l’acqua potabileCon le correnti, una bottiglia di plastica che cade in mare in Africa può arrivare tranquillamente nel mezzo dell’Oceano Indiano! Quello che spaventa è che oramai vediamo plastica ovunque: ci sono sempre più casi di uccelli trovati morti con lo stomaco pieno di rifiuti, è assolutamente abominevole.

La proposta della Commissione Europea

La Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva generale sull’acqua: standard di qualità più alti e accessibilità per tutti. Nel testo gli Stati membri sono invitati a installare fontanelle pubbliche nelle città e i ristoranti a offrire gratuitamente acqua di rubinetto invece che in bottiglia. Una scelta che aiuta l’ambiente, ma anche l’economia, in quanto si stima che bevendo acqua di rubinetto i cittadini possano risparmiare fino a 600 milioni di euro all’anno. Con un obiettivo dichiarato: ridurre drasticamente il consumo di acqua in bottiglia. Che vede l’Italia svettare diverse spanne sopra tutti gli altri.

Nella direttiva ci sono poi 18 parametri che sono stati inseriti o rivisti per garantire e migliorare gli standard qualitativi delle acque europee. La Commissione ha seguito le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e i nuovi criteri puntano a ridurre «batteri e virus patogeni, le sostanze nocive presenti naturalmente come uranio e le microcistine, la contaminazione da attività industriali che rilascia sostanze chimiche perfluorate e i sottoprodotti da disinfestazione come clorato o il biosfenolo A». Anche su questo fronte Bruxelles fa una stima: con i nuovi parametri qualitativi, i rischi potenziali legati al consumo di acqua potabile si ridurrebbero dal 4 all’1 per cento.

Una migliore gestione e qualità dell’acqua potabile potrebbe ridurre il numero di persone nell’UE la cui salute è potenzialmente a rischio da 20 a circa 4 milioni. Sicuramente migliorerebbe la salute anche di tanti Italiani, come dei 350mila che vivono a Vicenza, Verona e Padova e non possono bere l’acqua del rubinetto perché contaminata dai Pfas. Oppure in Abruzzo, dove più volte l’acqua è stata dichiarata non potabile.

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Qualcosa sta cambiando

A Londra qualcosa sta cambiando. Il sindaco Sadiq Khan all’inizio di quest’anno ha lanciato un piano triennale da 750 mila sterline (poco meno di 1 milione di euro) per creare 20 nuove fontane pubbliche nella capitale. Un modo per permettere non solo di dissetarsi sul luogo, ma soprattutto di riempire bottiglie per portarsele a casa. Lotta all’inquinamento e risparmio, visto che l’acqua offerta dal sindaco è gratuita.

Una tendenza simile si registra per la vendita del latte. I lattai, spariti nell’ultimo decennio, da due anni hanno ripreso a fare la “ronda delle consegne di latte quotidiane in bottiglie di vetro. Ne sono state vendute così 800 mila al giorno nel 2017, si prevede che quest’anno saranno 1 milione e le richieste continuano ad aumentare.

Quali effetti produce la plastica sul pianeta?

Un recente articolo apparso sul New York Times ci mette in guardia su quanto la plastica sia pervasiva nella vita di tutti i giorni e quanto possa essere dannosa per il pianeta. Uno studio dell’ente australiano di ricerca Csiro sull’impatto dell’inquinamento del mare sulla fauna, evidenzia che entro il 2050 circa il 95% di tutti gli uccelli marini avranno plastica nell’organismo e che molte delle tossine e delle sostanze chimiche contenute nella plastica sono assorbite nel tessuto dei pesci, che a loro volta finiscono sulle nostre tavole.

Una ricerca pubblicata su “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature” mette in evidenza come nel Mediterraneo (soprattutto tra la Toscana e la Corsica) sono stati trovati microframmenti di materie plastiche con concentrazioni tra le più alte al mondo, e che stanno producendo effetti devastanti nell’ambiente marino, in maniera irreparabile.

La continua crescita dei consumi e l’approccio “usa e getta” anziché “usa e riusa” nei confronti dei beni di consumo in generale, impattano notevolmente sull’ambiente in maniera negativa lasciando poco spazio alle interpretazioni: il futuro della Terra è già compromesso.

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Come consumare meno plastica?

Scegliendo bottiglie riutilizzabili, meglio ancora se in vetro e riempiendole con acqua del rubinetto. Nei locali pubblici si può chiedere di bere l’acqua dell’acquedotto servita in brocche in vetro.

Non si deve aver paura dell’acqua che esce dal rubinetto: esistono tecniche che permettono di migliorarne la qualità, se necessario, filtrando il calcare, il cloro e alcuni metalli – come piombo e rame – che potrebbero arrivare dai tubi domestici o abbattendone la carica batterica. L’acqua del rubinetto costa 250 volte meno dell’acqua minerale e limita di oltre il 75% le emissioni di anidride carbonica. Senza dimenticare che in molte località italiane esistono le “case dell’acqua”: punti di trattamento e distribuzione di acqua di acquedotto che hanno l’ambizione di avvicinare i cittadini alla qualità dell’acqua del sindaco e offrire acqua fresca e anche frizzante.

L’innovazione delle aziende sullo smaltimento della plastica

La direttiva europea spinge sulla ricerca per aumentare le quote di plastica riciclata. Il documento imporrà nuovi obiettivi di recupero agli Stati membri e alzerà le percentuale di riciclo sui volumi di rifiuti prodotti. I parametri sono ancora in discussione nel trilogo, ossia il tavolo di negoziazione tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio dei 27 Paesi. L’obiettivo è di arrivare al 50%-55% di plastica riciclata entro il 2025. 

Nel frattempo, dall’anno prossimo, chi produce imballaggi più semplici da riciclare sarà premiato con uno sconto sul contributo obbligatorio che i produttori pagano per lo smaltimento dei materiali plastici. Chi non migliorerà i propri prodotti, dovrà sborsare la tariffa piena.

Una società romana, Castalia, specializzata nell’isolamento delle fuoriuscite di petrolio in mare, ha brevettato una barriera galleggiate in polietilene, per drenare la plastica dall’acqua dei fiumi. “La barriera ha un’inclinazione variabile e una canalina, che convoglia verso riva i rifiuti di plastica che galleggiano. Se arriva un tronco, per effetto del peso non resta incastrato, ma si immerge e supera il nostro sistema. In questo modo possiamo eliminare dai fiumi solo i rifiuti di plastica, senza dover fare una cernita successiva”, spiega il direttore tecnico, Lorenzo Barone. Castalia ha presentato la sua innovazione a Ecomondo la fiera dell’ambiente di Rimini. Nei prossimi mesi partiranno i test sul campo.

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