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Insulti ai giornalisti, il M5S rincara la dose e prepara “leggi speciali” per la stampa

Insulti ai giornalisti, l’Italia intera si indigna, ma il governo no. E anzi, aggiunge il carico per bocca del vicepremier Di Maio e del portavoce del presidente del consiglio Rocco Casalino. Non bastava Di Battista ad aver dato delle “puttane” ai “pennivendoli”. No, serviva qualcosa in più. Dopo l’assoluzione della sindaca Virginia Raggi, come ricordiamo, dal Movimento 5 Stelle sono arrivati durissimi attacchi ai giornalisti. Il vicepremier Luigi Di Maio li ha definiti in un primo momento “infimi sciacalli”. A quel punto tutti si aspettavano una retromarcia, parole di scuse e passi indietro. Invece no.

“Eh no, quando ce vo’ ce vo'”, ha esclamato il vicepremier Luigi Di Maio quando Massimo Giletti a Non è l’Arena su La7 gli ha chiesto se volesse fare retromarcia sui detestati giornalisti. “Assolutamente no: il gioco ora è esaltare la Lega e dipingere noi come appestati. Vogliono far saltare il governo, ma non abbocchiamo”.

E dopo gli insulti (pennivendoli, prostitute, sciacalli, verginelle, op. cit. Di Maio e Di Battista), arriva anche il portavoce di Palazzo Chigi, l’ormai celeberrimo Rocco Casalino, ad affermare che “i toni eccessivi a volte servono”, come ha spiegato a Fabio Fazio. Insomma, sono quasi educative le affermazioni di Dibba e Giggino. Casalino poi aggiunge: “La libertà di stampa è giusta, ma c’è un accanimento contro di noi, il cane da guardia fa questo”. I Cinquestelle minacciano provvedimenti e tagli ai finanziamenti per la stampa.

“Ci sarà una legge sul conflitto di interessi, e una parte riguarderà l’editoria, è una nostra priorità”, ha annunciato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a 1/2 ora in più su Raitre. “Chi è padrone di un giornale e ha interessi economici rilevanti può essere portato a direzionare l’informazione”, sostiene il Guardasigilli che sulle invettive contro i cronisti, punzecchiato da Lucia Annunziata (“Sarei più puttana o pennivendola?”) spiega che “ciascuno ha il suo stile, magari non avrei usato quei termini però non mi scandalizzo”.

La Federazione della stampa intanto ha indetto manifestazioni in tutta Italia per domani. Di tagli ai contributi pubblici parla anche il sottosegretario agli Esteri del M5S Manlio Di Stefano: “Occorre abolire il finanziamento pubblico all’editoria: troppi giornali sono ormai in chiaro conflitto di interessi e per decenni hanno preso milioni di soldi tramite le tasse dei cittadini, per poi fare propaganda politica per i loro editori tesserati e proprietari di partiti politici”. Nemmeno il giornalista Gianluigi Paragone, oggi senatore grillino, si spende granché in difesa dei colleghi, anzi…

“Nel giornalismo ci sono tante puttane e ancor più sputtanati, grandi firme in transito dall’estrema sinistra ai salotti del capitalismo”. L’unico del governo che spende due parole buone è il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Siamo signori e i giornalisti ci stanno simpatici anche perché ci trattano bene”. Ma è ironico. Contro i Cinquestelle va il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Vergognatevi per la vostra aggressività, voi che, in occasione di qualsiasi indagine giudiziaria, vi siete comportati come delle iene feroci, ora chiedete scusa”.

Guido Crosetto, deputato di FdI, rinfaccia al M5S di aver “insultato e attaccato con violenza inaudita chiunque abbia ricevuto un avviso di garanzia e adesso urlano al complotto”. Persino Clemente Mastella li biasima: “I dioscuri che attaccano i giornalisti con rozza arroganza dov’erano quando subivo attacchi pieni di cattiveria?”. La Federazione nazionale della Stampa indice per domani il flashmob #giùlemanidall’informazione.

“Gli insulti e le minacce di Di Maio e Di Battista non sono solo l’assalto a una categoria ma il tentativo di scardinare l’articolo 21 della Costituzione”. Per il presidente dell’Ordine Carlo Versa gli insulti di Di Maio sono “incompatibili col ruolo di ministro”.

 

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