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Intervista al Prof. Mario La Torre, ospite e coordinatore del Roma Web Fest 2017

Abbiamo intervistato Mario La Torre, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università La Sapienza di Roma.
Esperto di finanza e microcredito e autore del blog Good in Finance (www.goodinfinance.com), è impegnato da tempo nel colmare la distanza esistente tra l’ambito economico e l’industria audiovisiva. Il suo ultimo libro dal titolo “The Economics of the Audiovisual Industry” è la sintesi degli ultimi anni di ricerca sul tema.
 
Il Roma Web Fest 2017 lo ospiterà come moderatore per il workshop “La nuova economia dell’audiovisivo: Cinema, Pay tv e Internet”, che si svolgerà sabato 25 novembre presso la Sala Carlo Scarpa al Maxxi: MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO.

Già Consigliere del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e membro del Cda di Cinecittà Holding, attualmente membro del Cultural and Audiovisual Committee della Consiglio d’Europa, ci ha parlato di contenuti crossmediali, della sostenibilità delle nuove piattaforme digitali e del futuro delle web series.

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Partiamo da una domanda sul suo percorso professionale: è evidente un parallelismo tra gli studi e l’esperienza nel settore economico finanziario e la passione per l’ambito cinematografico. Come mai ha voluto unire le due strade?

Tutto nasce proprio dalla “passione” per la cultura in generale, e per l’ambito dell’audiovisivo in particolare. Ho notato una mancanza in termini di letteratura e studi, sia in Italia che in Europa, in quanto questi due settori sono nettamente separati.
Ho cercato di colmare questo divario così lacunoso prima, attraverso l’istituzione di un Master che è durato dieci anni, dal titolo “Master e gestione delle imprese del cinema e della televisione”, presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma.
Ho avvertito l’esigenza di mettere insieme un corso che affrontasse insieme creatività e autorialità con l’expertise manageriale. Le imprese del settore, infatti,  non sono attrezzate adeguatamente né conoscono a fondo le opportunità finanziarie utili a sostenere lo sviluppo e la produzione di prodotti crossmediali di qualità. Non siamo  più in uno scenario come quello degli anni ’50, quando la figura del produttore a un approccio artigianale. 
Oggi c’è bisogno di costruire una struttura finanziaria organizzata ad aprirsi ad un mercato internazionale, con la possibilità di cogliere le diverse forme di sfruttamento dei diritti, anche a livello internazionale.


I new media e l’avvento del digitale: com’è cambiata la narrazione ai nostri giorni? E come fruiremo dei contenuti domani?

Oggi siamo di fronte ad una dinamica di mercato capace di declinare lo stesso prodotto in confezioni differenti: le web series nascono online ma possono essere pensate per diventare serie tv e viceversa, così come per il cinema. C’è una sorta di una commistione sperimentata che sta funzionando, soprattutto perchè i produttori cinematografici e televisivi fanno scouting di nuovi autori sul web: è da lì che si può indagare il gradimento del pubblico. Il prodotto webnativo può fare da test, essere funzionale per il lancio di un prodotto classico o servire per fidelizzarne uno già esistente. Le potenzialità dei contenuti web sono numerose, basta sapere come sfruttarle.

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Le web series: sono un moda del momento o uno strumento del futuro? Quanto è importante e proficuo investire in esse oggi?

Le web series sono prodotti sui quali è conveniente investire in quanto generalmente a basso budget, e quindi in grado di consentire sperimentazioni narrative di vario genere che, se del caso, possono successivamente essere declinate su mercati più tradizionali come quello cinematografico e televisivo. I contenuti crossmediali andrebbero considerati in un’ottica industriale perché possiedono il vantaggio di sperimentare a basso costo. 

La questione di fondo riguarda la sostenibilità del prodotto in sè e delle piattaforme che stanno nascendo numerose sul web. Vedo un buon futuro sui prodotti web nativi legati al concetto di brand content, in quanto associano ad una narrazione più evoluta della tradizionale narrativa pubblicitaria e sono finanziati da investitori privati che hanno un costo-contatto minore delle forme pubblicitarie classiche. In altri casi, anche prodotti creativi validi, sono convenienti solo se producono  ritorni adeguati ed al momento questo riguarda solo pochi casi e pochi autori.

II business degli emittenti digitali: da Netflix a Prime Video, in che modo gli utenti possono scegliere la qualità tra le numerose offerte?

Tutto sta nel capire la reale sostenibilità della piattaforma. L’investimento degli utenti è anche legata al  tempo che, lo ripeto sempre, diventa sempre di più una risorsa scarsa. Oggi avere tempo a disposizione è fondamentale. La spesa deve valere il tempo che possiamo concedere alla visione dei contenuti, oltre che naturalmente essere accessibile economicamente. In questo senso il proliferare delle offerte e delle piattaforme non gioca a favore della sostenibilità e, a mio parere, spingerà il mercato verso una decisa concentrazione dei player nel prossimo futuro.

Occorrerà, quinaid, trovare un equilibrio tra la democraticità dei contenuti e la sostenibilità economica dei fornitori. La responsabilità di ciò ricadrà sui policy makers e sulel loro scelte a livello nazionale ed europeo. 

La nuova legge Franceschini per il cinema e l’audiovisivo: cosa cambia per le web series?

A mio avviso, un’ottima legge. Il processo di attuazione sarà lungo, ma c’è stato, finalmente, un cambio di rotta rispetto al passato sotto diversi punti di vista. Questa legge certifica i prodotti web nativi equiparandoli ai contenuti tv e cinematografici, in termini di accesso ai fondi pubblici ed al credito e d’imposta. Una piccola rivoluzione del settore. L’obiettivo resta quello di aiutare anche le start up del settore ed i giovani autori ad avere accesso a finanziamenti pubblici ed ai benefici fiscali. Siamo i primi in Europa, dopo la Francia, ad aver regolamentato i contenuti web nel perimetro del sistema di auiti nazionali.

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Com’è cambiato il modo di spendere delle nuove generazioni verso i contenuti digitali?

La fruizione del prodotto sul web è condizionato dalle modalità di offerta, se gratuita o a pagamento; nel primo caso, si ritorna al concetto di tempo come risorsa scarsa, nel secondo alla sostenibilità della spesa ed all’annoso tema della pirateria.

Nell’ottica dei i giovani filmakers che decidono di lanciarsi nella produzione di un prodotto web nativo, riscontro che spesso sono pronti ad investire personalmente pur di realizzare una puntata pilota, ma sono ancora restii a investire in una struttura microimprenditoriale,  che invece gli consentirebbe di accedere a diverse forme di finanziamento pubblico. É qui che torna di nuovo il tema del gap di cui parlavo all’inizio. C’è ancora poca cultura manageriale nel settore audiovisivo. Anche i più giovani, temono di entrare in meccanismi burocratici che non conoscono bene e che considerano paralizzanti.

Roma Web FestIl Roma Web Fest 2017: un’occasione in più per comprendere quanto è cambiata la nostra cultura verso i contenuti digitali?

Certamente. Il workshop che coordino sabato 25 novembre, dalle ore 16 alle ore 18, sarà interamente dedicato ai contenuti crossmediali: come produrli, quanto possono essere sostenibili, come possono essere finanziati. Ne discuteremo insieme ad esperti e professionisti del settore attraverso consigli e racconti di esperienze. Uno dei temi in programma sarà proprio la legge Franceschini per il cinema e l’audiovisivo. Pochi sanno, ad esempio, che sono previsti dei finanziamenti (e credito d’imposta) anche per i videogiochi, ovviamente quelli culturalmente giustificati e che dimostrano un reale scopo educativo. Tra gli ospiti al panel avremo, tra gli altri, Mariella Troccoli – Dirigente MIBACT – Mattia Mariotti – Programming Manager di Sky Atlantic – Francesca Boschiero – avvocato esperto di audiovisivo – e Federico Giuseppini – A.D. di Smart Consulting Group ed esperto di finanza dell’audiovisivo. Vi invito a partecipare numerosi.