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Ischia, Conte smentisce di aver fatto un condono. Ma spunta la verità

Attaccato per essere stato l’ultimo governo in ordine cronologico ad aver approvato l’ennesimo condono per le case abusive di Ischia, Giuseppe Conte ha respinto le argomentazioni specificando di aver solo sveltito alcune pratiche “alla luce della legislazione già vigente”.

Così ha specificato il leader M5s alla trasmissione “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata su Rai Tre, riferendosi al cosiddetto “Decreto Genova”, del Conte I.

Giuseppe Conte

Anche su questo punto, però, è arrivata una controsmentita da Matteo Renzi via Twitter.

“Conte dice che il provvedimento di Ischia non era un condono. L’articolo 25 del suo decreto-legge parla esplicitamente di procedure per il condono ad Ischia”, esordisce il leader di Italia Viva:

E Renzi incalza: “I fatti sono chiari e rimangono scolpiti nella roccia della Gazzetta Ufficiale: nessuna campagna social fatta di fake news può negarli. E i fatti dicono che Giuseppe Conte ha firmato il condono per Ischia, ha abolito l’unità di missione ”Italia Sicura” e non ha mandato avanti il progetto ”Casa Italia” lanciato con Renzo Piano. Nessun artificio retorico può negare questa drammatica realtà”.

Ha ribadito Renzi: “Era il tempo in cui il Pd faceva battaglie difficili e coraggiose ma giuste e il Pd non era la sesta stella. Il problema non è quello che ha fatto lui allora. Il problema è chi lo giustifica ancora oggi. Oggi non chiediamo che Conte ci dia ragione. Ci basta che Conte chieda scusa. E che il PD si svegli dall’incantesimo”.

Arriva il contributo alla vicenda da parte di Pagella Politica: “Che cosa approvò davvero il primo governo Conte nel 2018? Abbiamo verificato: in effetti, il provvedimento di cui parla il presidente del Movimento 5 stelle puntava a velocizzare le richieste di condono sulla base di una vecchia legge. Nei fatti, però, questo provvedimento poteva essere considerato come una nuova forma di condono”.

Come citato sia da Conte in trasmissione, sia da Renzi sul suo appuntamento su Twitter, il decreto che stabiliva misure urgenti per rimediare alla caduta del ponte di Genova, riportava anche l’articolo 25, intitolato: “Definizione delle procedure di condono”.

Le procedure cui si riferisce l’articolo, comunque, riguardano condoni precedenti per tre comuni dell’isola di Ischia: Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, colpite dal terremoto del 2017.

Immagini da Ischia

A un primo sguardo, Conte sembra avere ragione, secondo Pagella Politica, ma commette un’omissione: non dice “cosa prevedeva la legge del 1985, le cui disposizioni, in base al decreto Genova, si dovevano applicare per velocizzare le istanze di condono degli edifici danneggiati o distrutti dal terremoto del 2017”.

Di fatto nel 1985 non esisteva la fattispecie di legge del “rischio idrogeologico, sismico e vulcanico”, introdotta solo un decennio dopo. La legge del 1985, incredibilmente, non risulta abrogata, e il governo Conte ha scelto deliberatamente di riferirsi alla legge del 1985 e non a quelle dal 2003 in poi, che avrebbero ristretto in modo drastico la possibilità di effettuare procedure di “sveltimento” delle pratiche sulle abitazioni davvero fuorilegge secondo le misure più moderne e preventive del rischio.

Le conclusioni di Pagella Politica, in un’analisi del 2018 per l’agenzia di stampa Agi, erano le seguenti: “Se non siamo di fronte formalmente a un nuovo condono, lo siamo nella sostanza. Una nuova legge (il decreto Genova) permette teoricamente di condonare case abusive che non sarebbe stato possibile condonare senza questo intervento normativo. Non si tratta insomma di una semplice accelerazione nello smaltimento delle domande di condono rimaste arretrate”.

Il disastro di Genova

Bisogna specificare, infine, che nel suo passaggio in parlamento il decreto Genova fu poi modificato, che avrebbero parzialmente ristretto gli effetti della legge sui comuni ischitani: “sono state escluse le istanze di condono presentate da persone condannate per associazione mafiosa ed è stata introdotta la necessità, per alcune richieste di condono, di ottenere il parere dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico. Inoltre, come spiega un dossier del Parlamento, era stato specificato che i contributi ai soggetti danneggiati dal sisma del 2017 non spettavano ‘per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume oggetto del condono'”.