
È morto a 94 anni Giorgio Forattini, figura di rilievo della satira politica italiana del XX secolo. Nato a Roma nel 1931 in una famiglia di origini emiliane, Forattini mostrò sin da giovane un talento per il disegno, dedicandosi inizialmente a studi di Architettura e Teatro, poi abbandonati per intraprendere un percorso lavorativo lontano dall’arte. Solo in età adulta scoprì la propria vocazione di vignettista, iniziando a lavorare per vari quotidiani italiani.
La svolta arriva nel 1971, quando partecipa a un concorso per disegnatori indetto dal quotidiano Paese Sera, iniziando a pubblicare vignette di cronaca e sport. Successivamente si trasferisce a Panorama, dove si specializza nella satira politica. Nel 1975 inizia la collaborazione con La Repubblica, consolidando la sua fama grazie a vignette che rappresentavano i principali protagonisti della politica italiana con un tratto ironico e spesso provocatorio.

Forattini fu tra i fondatori di “Satyricon”, il primo inserto satirico in Italia, e direttore de Il Male, un laboratorio di satira irriverente. Nel corso della sua carriera collaborò anche con La Stampa, Il Giornale e i quotidiani del gruppo QN, pubblicando circa 14.000 vignette. La sua satira coinvolse personaggi di ogni estrazione politica, da Craxi a Berlusconi, senza risparmiare critiche pungenti e caricature memorabili.

La carriera di Forattini fu caratterizzata anche da controversie giudiziarie, con querele da parte di alcuni politici. In particolare, la rottura con La Repubblica nel 1999 segnò un momento importante, dovuto a un contrasto sul contenuto di una vignetta su Massimo D’Alema. Nonostante ciò, Forattini mantenne una posizione di indipendenza e libertà d’espressione, definendosi un uomo libero, lontano da schieramenti politici.

Negli ultimi anni Forattini denunciò l’intolleranza verso la satira nel contesto italiano, sottolineando le difficoltà nell’esercitare una critica irriverente in un Paese dove istituzioni come Chiesa e magistratura limitano tale libertà. La sua eredità resta significativa, avendo trasformato la vignetta in uno strumento politico e culturale capace di stimolare riflessione e dibattito.

