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Green pass, Jerry Calà: “Non vado in posti dove non lo chiedono”

Jerry Calà mattatore della puntata de L’aria che tira di martedì 21 dicembre. Il popolare attore comico milanese, protagonista di molti film di successo a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, è ancora impegnato a fare spettacoli in giro per l’Italia. Stavolta, però, la conduttrice Myrta Merlino gli fa anche alcune domande sull’emergenza Covid, sul green pass e sull’ipotesi tamponi obbligatori per entrare nei locali. E le sue risposte sono molto politiche.

Jerry Calà

“Tu per anni sei stato il nostro Natale” con i film che hai interpretato, lo lusinga la Merlino. “E invece quest’anno mi sembra che tutta questa allegria ce la siamo dimenticata”, aggiunge riferendosi all’emergenza Covid. “A parte questi ultimi giorni con le ultime notizie su una possibile ulteriore stretta, l’atmosfera in giro è (allegra). – risponde Jerry Calà – Io sono in giro da tutto dicembre a fare spettacoli in tutta Italia e devo dire che c’è abbastanza allegria. Soprattutto voglia di riprendere. E devo dire anche una certa serietà nell’affrontare le serate da parte delle strutture. E anche del pubblico”.

“Io non vado in posti dove non sia sicuro che chiedano il green pass. Io lo voglio mostrare per primo quando arrivo. Sono molto ligio e preciso”, aggiunge poi con una punta di orgoglio per rispondere ad una precisa domanda della conduttrice. “Non sei bello ma piaci?”, scherza allora la Merlino. “Beh quello è un must ormai: non sono bello, piaccio! Ci ho costruito tutta una carriera”, si lascia andare Jerry Calà per tutta risposta.

Poi, Jerry Calà ricorda divertito alcuni momenti della sua lunga carriera di attore e di artista in generale. “A volte ho provato a non cantare Maracaibo, ma non mi lasciano uscire dal locale. La gente si imbufalisce”, fa sorridere Myrta Merlino che però, subito dopo, torna seria. Quante disdette ha avuto per Natale nel ristorante che da 40 anni gestisce insieme ad un amico di infanzia? Chiede a Jerry. “Le disdette arrivano soprattutto purtroppo dalle cene aziendali, dalle aziende che devono arrivare al ristorante in 50-60 persone. Magari hanno avuto un positivo in azienda e sono costretti a disdire”, spiega sconsolato. Secondo Jerry Calà, infine, la possibile introduzione del tampone obbligatorio anche per i vaccinati “non solo è un problema dal punto di vista economico”, ma non si capisce nemmeno dove le persone possano andare a farsi un tampone la sera di Natale ad esempio.

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