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Contante, la bugia di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni è impegnata a convincere l’Europa della bontà della manovra economica italiana e del fatto che il nostro governo stia agendo in modo corretto per ottenere i fondi del Pnrr. Nella discussione si parla in particolar modo di contante e del nuovo tetto sul suo uso che Palazzo Chigi vuole innalzare fino a 5mila euro. Ma a far discutere è il concetto stesso di contante espresso dal presidente del Consiglio. La Meloni decide infatti di inaugurare una nuova video rubrica sui suoi canali social, chiamata #gliappuntidiGiorgia, dove il premier avanza alcune tesi che fanno discutere.

Giorgia Meloni

In uno di questi video Giorgia Meloni sostiene che l’unica moneta a corso legale sarebbe quella rappresentata dal denaro contante. Mentre i pagamenti elettronici sarebbero una “moneta privata”. Pertanto non potrebbe sussistere un obbligo di accettare un pagamento in questa forma, quantomeno sotto una certa soglia. Ma è proprio vero che quella elettronica è una moneta privata?

Il fatto certo è che i circuiti internazionali attraverso cui si attuano i pagamenti elettronici sono privati. Dunque, ogni possessore di uno strumento elettronico di pagamento sa che, se effettua una transazione con Pos, quella somma di denaro ha un corrispondente fisico nella sua banca che viene regolato anche fisicamente in un secondo momento, tramite le compensazioni bancarie di denaro contante. Insomma, non esiste una moneta elettronica privata, ma esiste uno strumento di pagamento privato elettronico che trasferisce moneta da un conto all’altro elettronicamente.

Secondo Giorgia Meloni, inoltre, “il tetto al contante sfavorisce la nostra economia”. Mentre la misura contro le aziende cosiddette ‘apri e chiudi’ contrasta una “piaga che vale miliardi di euro di sommerso. Quella dei 60 euro è indicativa, per me può essere anche più bassa. – ammette Meloni, parlando della nuova soglia al contante – C’è ovviamente un’interlocuzione con la Commissione Ue, perché il tema del pagamento elettronico è fra gli obiettivi del Pnrr, bisogna vedere come andrà a finire”, puntualizza.

“Le multe vanno previste per altro. – ci mette poi il carico il vicepremier Matteo Salvini – Se le opposizioni si attaccano alla questione del Pos vuol dire che è un’ottima manovra”. Giorgia Meloni infine, nel corso di un’intervista a Repubblica, punta il dito anche contro il governo che ha preceduto il suo, quello guidato da Mario Draghi: “È un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi del Pnrr da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati 30. Sono fiduciosa che recupereremo. Ma se qualcosa mancasse all’appello non sarebbe colpa nostra”.

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