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La follia tedesca nella volontà di non sospendere il Patto di Stabilità di fronte alla crisi

C’è qualcosa di estremamente irresponsabile in quello che sta accadendo in queste ore in Europa. Un continente al centro di una sfida difficilissima, quella contro il coronavirus che ha già messo in ginocchio l’Italia e rischia presto di ridurre nello stesso stato i Paesi confinanti. E che però viene affrontato ancora con una leggerezza che fa inorridire, senza la capacità (e forse la voglia) di mettere sul tavolo un piano comune per affrontare la crisi. 

In queste ore è circolata la notizia di un certo scetticismo da parte dei ministri dell’Eurozona nel sospendere l’applicazione del Patto di Stabilità. Diversi governi, a quanto pare, riterrebbero prematuro attivare la clausola messa sul tavolo della Commissione. In particolare, ci sarebbe la Germania tra le meno convinte della bontà dell’operazione, anche se vista la situazione è sempre possibile un rapido evolversi dell’iter. Francia, Spagna e Olanda hanno d’altronde imitato l’Italia procedendo al lockdown totale o quasi del Paese, e molti altri stati sembrano pronti a seguire questo stesso corso.I ministri si riuniranno in videoconferenza su insistenza dell’Italia, mentre anche i leader del G7 terranno un confronto sul tema. Il coronavirus al centro dell’agenda politica del mondo intero, con un impatto sull’economia che sarà, secondo tutti, devastante e il dubbio su quali strumenti utilizzare per far fronte all’emergenza. L’Europa dovrà mettere mano al portafogli e farlo senza timore: il rischio è quello di implodere, di sfaldarsi qualora non si mostri benevola agli occhi dei cittadini dei vari Paesi alle prese con costrizioni e sofferenze quotidiane.Resta, di fondo, la rabbia per una Germania che continua a mostrare il suo lato meno rassicurante, quello attento prima al proprio orticello e poi al resto di un’Unione alla quale, invece, dovrebbe dire grazie per la solidità della sua economia. I tedeschi non sembrano essersi ancora resi conto della posta in gioco, altissima. Sanitaria, economica. E politica, con l’Europa che potrebbe non tornare mai più la stessa.

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