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La Francia invita gli italiani: “Venite a sciare da noi”. Insorge la Valle d’Aosta

Una situazione assurda, paradossale. Quella che vede l’Italia chiudersi a riccio per evitare di contribuire alla diffusione del coronavirus sul proprio territorio. E nel frattempo altri Stati d’Europa, invece, comportarsi in maniera completamente opposta nonostante l’emergenza abbia ormai assunto connotati globali. In particolare, le polemiche in queste ore si sono concentrate in Valle d’Aosta, dove diversi turisti residenti a Courmayeur o in altre località della piccola Regione hanno iniziato a raggiungere la Francia per andare a sciare.

I nostri impianti, infatti, sono stati chiusi dall’ultimo decreto del governo, annunciato in diretta tv dal premier Giuseppe Conte. Ma gli albergatori francesi, a quanto pare, non sembrano altrettanti preoccupati dalla diffusione della malattia sul loro territorio e hanno iniziato a invitare gli appassionati di sci, italiani compresi, a oltrepassare il confine per raggiungerli e godersi un po’ di divertimento sotto la neve. Il tutto tra le proteste dei residenti di Courmayeur, che guardano preoccupati quest’esodio quotidiano.I primi ad alzare la voce sono stati proprio gli albergatori di Courmayeur. “Se a pochi chilometri di distanza le misure di contenimento sono differenti – ha scritto su Facebook il consigliere regionale Stefano Aggravi – mi chiedo quale possa essere l’efficacia ottimale delle nostre limitazioni. Non è per polemica, ma per naturale logica che mi chiedo se non sia il caso di chiudere il Tunnel del Monte Bianco al traffico turistico”. Sulla stessa scia anche Roberto Luboz che critica la promozione della stazione d’oltralpe di La Rosiére: ”A cosa serve una Comunità Europea che permette ad una stazione sciistica confinante con un paese in zona rossa a pubblicizzare la propria apertura fino al 24 aprile?”. Anche la presidente del Consiglio Valle, Emily Rini, è dello stesso avviso: “Che senso ha, allora, aver chiuso tutti i nostri impianti se poi c’è chi va a sciare Oltralpe, ad appena qualche chilometro da noi?? Vista l’emergenza occorre uno sforzo maggiore di responsabilità, prima di tutto da parte delle persone. Ci si sposti solo per comprovate ragioni di lavoro o di salute”.

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