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Migranti, la Germania a Meloni: “Italia presti velocemente soccorso a navi Ong”

Sui migranti è scontro aperto tra Italia e Germania. Il nuovo governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha per ora negato un porto sicuro ad alcune navi Ong presenti nel Mediterraneo con centinaia di profughi a bordo. Il premier ha addirittura definito queste imbarcazioni delle potenziali “navi pirata”. Ma il governo di Berlino decide di intervenire con una nota durissima per intimare a Palazzo Chigi di mettere in salvo i migranti ospitati sull’imbarcazione Humanity 1, battente bandiera tedesca.

La Germania si mete a dare ordini alla Meloni

“Il governo federale ha risposto per iscritto alla nota verbale del governo italiano esponendo la propria interpretazione del diritto. – Si legge nella nota di Berlino – Per il governo federale, le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante. Secondo le informazioni fornite da Sos Humanity sulla nave Humanity 1, battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche. Abbiamo chiesto al governo italiano di prestare velocemente soccorso”.

Intanto Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa per il suo nuovo libro, aveva appena delineato l’idea del suo governo sull’immigrazione. “Dobbiamo ricordare che cos’è il diritto del mare, tante volte invocato a sproposito. – spiega la Meloni – Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata”.

“L’immigrazione, prima di essere un problema di politica interna e di ordine pubblico, è un problema di politica estera e di geopolitica. – puntualizza il premier – L’unico modo per risolverlo è far parlare l’Africa con l’Europa. Per questo ho lanciato il progetto di un piano Mattei, rifacendomi al grande stratega fondatore dell’Eni che riscattò i paesi produttori di petrolio dal colonialismo delle grandi compagnie americane. E il ripristino dell’operazione Sophia, nata nel 2015, che nella terza fase, mai attuata, prevedeva di estirpare alla radice il sistema organizzativo del contrabbando di esseri umani, cioè quello che noi abbiamo sempre definito ‘blocco navale’”.

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