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La Lega crolla anche al Nord: ora Salvini deve guardarsi le spalle

Non è stata decisamente una buona tornata elettorale, quella appena conclusa, per la Lega di Matteo Salvini. Sconfitta, insieme a Giorgia Meloni, in quasi tutte le principali città italiane. E costretta a registrare, suo malgrado, anche un pericoloso arretramento proprio nelle zone del Nord considerate un tempo il cuore del Carroccio, le terre di Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. A partire dal Veneto, dove senza il traino del governatore in carica l’arretramento è stato spaventoso.

La Lega crolla anche al Nord: ora Salvini deve guardarsi le spalle

E così succede che nonostante il successo del centrodestra nel Nordest, Salvini sia ora costretto a guardarsi da Giorgia Meloni e dai suoi tentativi di sorpasso anche in Friuli Venezia Giulia, una delle storiche roccaforti della Lega. E dai propri governatori. A Chioggia, in provincia di Venezia, ha vinto per esempio al primo turno il centrodestra con Mauro Armelao (56%) ma la Lega si è fermata a un modesto 16,9%. Un anno fa, alle Regionali, il Carroccio aveva sfiorato il 30%. Con Fratelli d’Italia ormai vicinissimo (15,5%).

E ancora: a Conegliano Veneto Piero Garbellotto, candidato di Lega e Fratelli d’Italia, è al 38,3 per cento, mentre il sindaco uscente Fabio Chies, di Forza Italia, è al 32,3 per cento. In questo braccio di ferro Salvini si consola con il 17 per cento, ma solo un anno fa il partito, assieme alla lista di Zaia, era arrivato addirittura al 61%. Un calo accompagnato, anche in questo caso, dalla simultanea crescita di Fratelli d’Italia. In Friuli, a Meloni è riuscito addirittura il sorpasso:a Trieste il sindaco uscente di centrodestra Roberto Dipiazza ha ottenuto al primo turno il 47,3% delle preferenze, con FdI al 15,8% e la Lega ferma appena all’8%.

Dati per nulla piacevoli agli occhi di Matteo Salvini sono arrivati anche da Pordenone, dove il sindaco uscente Alessandro Ciriani si è confermato già al primo turno con il 65,5%. Ma con la Lega ferma all’8,5% (alle Regionali del 2018 era arrivata al 28,4%) e con Meloni nel frattempo cresciuta dall’11,82 al 13,2%.

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