Un’incursione in una delle “fabbriche dei troll”, dove si lavora nel mondo dei social e si fabbricano notizie, spesso anche false, utili per la propaganda. Un racconto che arriva dalla Russia, quello della giornalista 33enne Lyudmila Savchuk, che ha iniziato a notare siti web e account di social media che attaccavano gli attivisti locali dell’opposizione nella sua città natale di San Pietroburgo con una frequenza che non aveva mai visto prima. I post erano tutti troppo simili. Gli assalti verbali troppo coordinati. 
I contenuti erano però uniformi: Stati Uniti, UE, il governo filo-europeo dell’Ucraina e l’opposizione della Russia erano obiettivi regolari di disprezzo. E poi c’era il presidente russo Vladimir Putin: apparentemente nessun trionfo russo sotto il suo governo era troppo piccolo da giustificare un tweet celebrativo, un meme o un post. “Ogni lavoratore ha una quota da raggiungere ogni giorno e ogni notte – spiega la Savchuk – Perché la fabbrica lavora 24 ore su 24. Non si ferma mai. Neanche per un secondo”.
Il lavoro di tanto in tanto sconfinava nell’assurdo: ad un certo punto, Savchuk ha dovuto fingere di essere un’indovina chiamata Cantadora, mescolando le riflessioni dei blog sull’astrologia, i cristalli e le pietre preziose rare con argomentazioni a favore del Cremlino. L’operazione era gestita da un ristoratore locale che è stato posto sotto sanzioni dagli Stati Uniti per aver tentato di interferire con le elezioni americane