Vai al contenuto

La nuova vita di Marianna ex baby squillo dei Parioli: “Voglio aiutare ragazze in situazioni come la mia”

Una quattordicenne, mascherata da grande come le bambine che rubano le scarpe coi tacchi alla mamma, seduta al bar con la sua compagna di disastri. Era questa la Marianna di 8 anni fa, quella coinvolta nello scandalo delle baby squillo della Roma bene. Oggi a 23 anni appena compiuti, dopo un lungo soggiorno in comunità, quattro anni di psicoterapia, un diploma 90 su 100 all’istituto grafico pubblicitario, la ex 14enne è decisamente un’altra persona. Lontanissima dalla ragazzina in apparenza spavalda che si vede nelle immagini dei primi interrogatori in Procura, 8 anni dopo lo scandalo Marianna si è trasformata in una donna che ha una coscienza di sé e un equilibrio di giudizio che rendono giustizia alla sua tempra, per merito anche della riabilitazione e dei supporti psicologici. Oggi Marianna lavora in un supermercato come addetta al banco gastronomia. I suoi colleghi come tante altre persone che frequenta non sono a conoscenza del suo passato tumultuoso. Ma le cose potrebbero cambiare visto che di recente la giovane donna ha deciso di raccontare la sua storia nel documentario “La ragazza dei Parioli” che andrà in onda il 23 e il 24 novembre su Sky.

“Voglio far sentire la mia campana: si sono dette e scritte un sacco di cose non vere, dal primo articolo minorenni si prostituiscono per la droga, mentre lo facevamo solo per i soldi – ha raccontato Marianna in una recente intervista con Repubblica -. Tutti a caccia dello scoop e quindi del ritorno economico, ci hanno manipolato in ogni modo: giornali, telegiornali, libri, serie tv, dimenticando che dietro c’erano due ragazzine di 14 e 15 anni. Il mio percorso di recupero psicologico l’ho fatto, ma anche l’impatto mediatico è stato un bel trauma”. Anche se ricordare la sua vecchia sé fa male, Marianna ha deciso di raccontare la sua storia per far capire alle attuali adolescenti la verità: “Lo faccio non solo per me, ma per altre ragazze e ragazzi in situazioni del genere”. Come ha ricordato la 23enne, cadere in una brutto giro non è poi così difficile, specie se c’è di mezzo l’affetto: “Non è questione di cattive compagnie, ma di quanto tu tieni a quella persona che è una cattiva compagnia. Io ho seguito la mia amica perché l’amavo, avrei fatto qualsiasi cosa con lei e per lei. Lei ha cliccato un annuncio su internet che proponeva di fare soldi in fretta e io poco dopo l’ho seguita. È stata una scelta mia”.

In fine a mettere in moto la macchina della prostituzione minorile sono stati i soldi, facili e veloci: “Chi non ha la smania dei soldi a quell’età e soprattutto se vivi ai Parioli dove è tutto un volere di più, sempre di più? – ha affermato Marianna – Ma poi hanno montato le cose: non ho mai comprato una borsa Chanel o Louis Vuitton, io facevo shopping da H&M. I soldi li spendevo per i vestiti, i taxi, tantissimi taxi, le sigarette, le discoteche”. Nella mesta vicenda della coppia di baby squillo dei quartieri alti della Roma bene, è stata indagata anche Sabrina, la madre di Marianna, condannata a sei anni per aver sfruttato la figlia. “A noi non è mai mancato niente, mia nonna ha gestito per anni il bar vicino al Piper, ma quello era un periodo difficile, mamma stava lasciando un’attività, mio fratello aveva un disturbo psicologico, i servizi sociali le avevano detto che dovevamo lasciare casa della nonna perché il nonno era violento – ha spiegato la 23enne -. Era sola, senza un amore, mio padre era sparito e non le dava gli alimenti, lei lavorava tutto il giorno, andava avanti per inerzia. Le ho dato una mano. Di sicuro qualche sospetto le è venuto, ma non ha avuto la forza di fare le domande giuste. Non è la prima madre che sbaglia e non scordiamo che sono uscita intera da questa storia anche grazie a mia madre e mia nonna che qualcosa di buono mi hanno insegnato, per esempio la consapevolezza. In comunità non ho visto tante ragazze consapevoli o vogliose di riprendersi la vita”.

Ti potrebbe interessare anche: La denuncia shock di Alisha: “Io pestata dalla famiglia per aver rifiutato il matrimonio combinato”