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La “svolta” leghista in Sardegna? Il ritorno dei vitalizi per i consiglieri regionali

Abolite nel 2014 e ora ricomparse di colpo, anche se con un nome inedito, quello di “indennità differite”. A 90 giorni dall’insediamento della nuova giunta, Chirstian Solinas ha reintrodotto i cosiddetti vitalizi, prima legge della nuova giunta leghista in Sardegna. Una proposta arrivata in tutta fretta e, proprio per questo, capace di far discutere da subito. Il motivo? Con la sentenza del Tar in arrivo sui ricorsi per la “raccolta firme” e il rischio di tornare alle urne, la celerità con cui è stato approvato il provvedimento fa gridare allo scandalo. 

La legge prevede l’introduzione di un assegno mensile che i consiglieri regionali della Sardegna potrebbero riscuotere al compimento dei 65 anni se rimasti in carica per soli cinque anni. Ma l’età potrebbe scendere a 60, secondo quanto denunciato dalla capogruppo M5s Desiré Manca: è prevista nella bozza di proposta di legge per il ricalcolo dei vitalizi su base contributiva illustrata dal presidente del Consiglio Michele Pais.In pratica, attacca la consigliera pentastellata, “la maggioranza di governo della Regione Sardegna cerca di introdurre la cosiddetta indennità differita”. Quindi, spiega, “accade che in un provvedimento teso al contenimento della spesa, la stessa aumenti di 1.149.984,00 euro all’anno, per arrivare per l’intera legislatura alla bella cifra di 5.749.920,00 euro”. Manca sottolinea di non aver apposto la firma che avrebbe portato il provvedimento in Aula con la procedura d’urgenza.Subito all’attacco anche le altre opposizioni: “La prima proposta di legge della maggioranza leghista e sardista, illustrata ai capigruppo dal presidente del Consiglio regionale, riguarda il ripristino, comunque lo si voglia giustificare e definire, degli assegni vitalizi da riconoscere ai consiglieri” ha scritto su Facebook il portavoce del centrosinistra Massimo Zedda.

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