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Due pesi, due misure: il bizzarro caso dell’insegnate sospesa per il “video anti-Salvini”

C’è un caso che sta scuotendo, in queste ore, il mondo della scuola. Quello di un’insegnate di italiano sospesa dall’attività a causa di un video e di una serie di slide realizzate dai suoi alunni, i ragazzi dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, in cui venivano messi a confronto il decreto Salvini sull’immigrazione e le leggi razziali varate da Mussolini durante il fascismo. Un modo per sollevare il dibattito sulla nuova normativa e sulle possibili limitazioni dei diritti umani che comporta.

Lei, Rosa Maria Dell’Aria, si è difesa sostenendo che l’idea appartiene ai ragazzi, che volevano in questo modo lanciare un argomento di dibattito e discuterne tutti insieme, civilmente. Non è bastato: alla fine per lei è scattata la sospensione. Visibilmente commossa, ha detto al Corriere della Sera di “soffrire la lontananza dai suoi ragazzi”, che ha sempre messo tra le priorità della sua vita. Una vicenda che ha diviso gli utenti. E che fa riflettere, soprattutto in relazione ad altri episodi.Sì perché nelle scorse settimane a fare scalpore era stata la storia di un altro docente, Sebastiano Sartori, a far discutere. Un altro insegnante il cui futuro è oggi in bilico, dopo che la scuola aveva preso le distanze a seguito delle accuse di razzismo e nazismo nate in seguito alla diffusione di post deliranti diffusi in rete dal diretto interessato. Una volta lasciate le aule dell’Andrea Barbarigo di Venezia, eccolo infatti scrivere in rete messaggi come “La senatrice a vita Segre sta bene in un simpatico termovalorizzatore” con riferimento a Liliana Segre,  simbolo e testimonianza vivente dell’orrore della Shoah.E ancora: la Costituzione, “un libro di merda buono per pulircisi il culo”. E i migranti: “Campi di concentramento in Libia sempre che la proposta sia già condivisa da tutti. A me piace!”. Ecco, viene da chiedersi perché, nonostante in passato i comportamenti di Sartori fossero stati segnalati, il docente fosse rimasto sempre al suo posto. Soltanto quando il caso è esploso per l’ennesima volta, rimbalzato sulle testate nazionali italiane, la presa di distanza della scuola.Il naso si storce, inevitabilmente, al pensiero che tanta celerità sia invece stata adottata nei confronti di una donna con alle spalle una lunghissima carriera di insegnante e ritenuta responsabile soltanto di “non aver controllato il lavoro dei suoi ragazzi”. Sospesa immediatamente, appena la voce è arrivata al ministero dell’Istruzione su segnalazione di Claudio Perconte, un attivista di destra di Monza. Un caso ben più grave, evidentemente, di quello di “Herr Doktor”, come amava farsi chiamare Sartori, e dei suoi deliri neo nazisti.

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