I consiglieri comunali non ci stanno. Nel leggere dello scandalo dei furbetti del bonus Iva, che vede coinvolti 5 parlamentari e circa 2000 amministratori locali, alzano la voce per chiarire la propria posizione. Sostenendo di avere uno stipendio di molti inferiore a quello dei colleghi che occupano posizioni molto più di rilievo e, quindi, di avere tutto il diritto di chiedere il contributo di 600-1000 euro messo a disposizione del governo per far fronte alla crisi economica. A rompere gli indugi è stata per prima Anita Pirovano, consigliera comunale a Milano, che ha dichiarato: “Apprendo che sarei coinvolta nello scandalo e mi autodenuncio”.
“Mi arrabbio ancor più se penso che tra questi probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco di un piccolissimo Comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue, accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca” ha concluso Pirovano. Subito dopo, anche tanti altri consiglieri hanno colto l’occasione per farsi avanti. David Gentili, per esempio, ha chiarito: “Io ho un altro lavoro part time e ringrazio Dio di averlo. Durante il Covid ho ricevuto la cassa integrazione. Dovevo rinunciarvi? Avere un altro lavoro è fondamentale, perché se sei malato o devi essere al lavoro il gettone da consigliere non lo prendi. Ricordo che non siamo consiglieri a vita. L’anno prossimo i consiglieri comunali termineranno il loro mandato e quindi interromperanno di prendere i loro gettoni”.
I colleghi della Lega difendono i furbetti del bonus: “Solo un disguido”