Dal “tutto aperto” a una Fase 2 che tarda a iniziare: una retromarcia a tutto tondo quella dell’Inghilterra di Boris Johnson, che non solo per ora non rilancerà le attività delle imprese ma probabilmente non lo farà nemmeno il prossimo 7 maggio, quando il governo valuterà gli effetti della quarantena nel corso del controllo trisettimanale con cui l’Esecutivo giudica le decisioni già prese e considera quelle da prendere. Boris Johnson, che in passato era stato tra i leader più accusati di sottovalutare la pandemia, è infatti orientato a non concedere alcun via libera.
A seguire, tra i cinque punti, il Sage, ossia il comitato tecnico scientifico del Governo, deve dare dati affidabili che dimostrino come il tasso d’infezione stia scendendo a livelli gestibili. E poi tamponi e Dpi devono essere in quantità sufficienti per il futuro. Infine qualsiasi modifica alle misure attuali (ossia la fase 2) non deve causare una seconda ondata d’infezioni che in quel caso travolgerebbero l’Nhs. Fino a quando tutto questo non sarà possibile, si resta a casa.
“Quando saremo sicuri che questa Fase 1 sarà finita e rispetteremo i cinque criteri, allora sarà il momento di passare alla Fase 2 nella quale continueremo a combattere il virus e manterremo il tasso di contagio, il fattore R, sempre più in basso ma cominceremo gradualmente a rivedere le restrizioni economiche e sociali, e rimettere in moto uno per uno i motori della grande economia inglese” ha spiegato Johnson. Passato in due mesi dal massimo delle libertà a una chiusura totale del Paese.Tra liti e minacce, la certezza del governo è Conte: intorno a lui si blinda il governo