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La retromarcia di Salvini sui furbetti della Lega: “Per loro soltanto una sospensione”

Caccia aperta all’interno della Lega per scoprire l’identità dei tre deputati che hanno chiesto, insieme ai colleghi di altri parti, l’indennità da 600 euro dedicati a partite Iva e autonomi in difficoltà per la crisi coronavirus. Un via vai di voci all’interno del partito iniziato fin dalla notizia dello scandalo e che però, al momento, non ha ancora portato all’individuazione dei colpevoli. Si parla di un deputato mantovano e uno meridionale, e una donna, ma al momento nomi e cognomi restano celati. Resta, invece, la rabbia per uno scivolone che in questo momento era quanto mai inopportuno.

“Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l’Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero” erano state le parole di Salvini a caldo. Poi, però, ecco arrivare la parziale retromarcia, una volta scoperto che ben tre dei cinque parlamentari a richiedere il bonus erano esponenti proprio del suo partito.E così alla fine il Capitano si è trovato, imbarazzato, a dover ammorbidire i toni. Dalle dimissioni si è passato all’ipotesi di una sospensione, con Salvini a cercare di scaricare la colpa sui singoli salvaguardando il nome della Lega. La speranza è che in qualche modo la vicenda possa rientrare, che si sia magari trattato di un errori dei rispettivi commercialisti degli onorevoli ignari della richiesta di bonus fatta a loro vantaggio. Il rischio è che il caso si trasformi un altro duro colpo per l’immagine di un partito già alle prese con tanti problemi.Con le Regionali alle porte, il Carroccio è già infatti costretto a fare i conti con i guai di Attilio Fontana, con le insurrezioni degli esponenti di vecchia data, con le mire di Luca Zaia e con una Giorgia Meloni da tempo determinata a soffiare a Salvini la leadership del blocco di centrodestra. Tante potenziali bombe che la prossima tornata elettorale prevista per il 20-21 settembre potrebbe far detonare. E che rischiano di sbalzare il Capitano giù dalla postazione di comando.

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