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Indietro non si torna: Salvini gela il Cav, la minestra è troppo riscaldata

Non è piaciuta a molti la chiusura della campagna elettorale del centrodestra in Abruzzo, che ha visto Matteo Salvini, ospite nella sala del consiglio comunale di Pescara concessa dal sindaco Pd Marco Alessandrini, attaccare lo stesso primo cittadino invitandolo a pensare alla “sicurezza dei pescaresi”. Parole che hanno suscitato un certo sdegno, considerando che lo stesso Alessandrini è figlio di Emilio, magistrato ucciso dai terroristi di Prima Linea. Un’occasione, però, per rivedere fianco a fianco il leader leghista e Silvio Berlusconi dopo tanti veleni.

A serio rischio, per un po’, era stata la presenza di una febbricitante Giorgia Meloni. Che però Salvini ha voluto a tutti i costi: “Non possiamo rimanere soli io e Silvio”. L’iniziativa di riunire, a quasi un anno di distanza, il triumvirato del centrodestra italiano è stata del Cav, come rivelato dal Corriere della Sera. Un modo per mostrare agli elettori l’eco di una coalizione oggi non più unita. Un tentativo andato però a vuoto: “Matteo non ha fatto mezza concessione” ha spiegato il senatore Gaetano Quagliariello riferendosi alle speranza del leader di Forza Italia di un cambio di governo.Salvini ha chiarito in maniera netta: “La coalizione in Abruzzo non è traslabile in altre realtà”. Più chiari di così si muore. E così a Pescara è andato in scena un incontro freddo, vuoto. Con Sgarbi a parlare delle bellezze d’Italia, Berlusconi a lodare un centrodestra che rappresenta “i valori dell’Occidente, i diritti dell’uomo”. E Salvini a ricordare che a breve avrebbe incontrato il ministro dell’Interno francese a breve.Un atteggiamento di totale distacco rispetto al Cav e ai suoi fedelissimi, che speravano in un revival di ben altra caratura. Le regionali saranno la prima prova da affrontare insieme per il centrodestra dopo il voto del 4 marzo. Ma non l’inizio della fine dei rapporti con i Cinque Stelle, pure non troppo distesi ultimamente: “Qui non si fa nessun patto dell’arrosticino. Governiamo bene insieme in alcune regioni e in tanti comuni, anche da 20-30 anni. Punto”. Una pugnalata per le speranze di un Berlusconi sempre più ai margini, quasi rassegnato.

“Spero Salvini non voglia suicidarsi”. La profezia di Berlusconi nasconde un piano ben preciso