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La risposta perfetta di Lamorgese a Salvini sul rave party di Viterbo

Clamorosamente sconfitto sul fronte Green pass, con Mario Draghi che lo ha di fatto obbligato a ingoiare un boccone amarissimo, Matteo Salvini cerca di deviare l’attenzione cambiando rapidamente argomento, come sua abitudine di fronte a una batosta. Puntando il dito contro Luciana Lamorgese, che sarebbe esponente del suo stesso governo anche se il segretario della Lega tende facilmente a dimenticarlo. Anche qui, però, la posizione del segretario del Carroccio non pare proprio delle migliori.

La risposta perfetta di Lamorgese a Salvini sul rave party di Viterbo

Salvini, infatti, continua a martellare su due fronti: gli sbarchi irregolare e l’ormai famigerato rave di Viterbo, che il leghista utilizza a mo’ di clava per colpire il suo successore nel ruolo di ministro degli Interni. Con Lamorgese che, però, dopo aver incassato per qualche giorno ha deciso di rispedire le accuse al mittente, mettendo in piedi una difesa che ha spiazzato la Lega e fatto crollare tutte le accuse che le erano state fin qui mosse.

LUCIANA LAMORGESE MINISTRO DELL’ INTERNO

La prevenzione, innanzitutto. Lamorgese ha spiegato che “il 13 agosto alle 20.45 agosto scorso in via Aurelia tra Livorno e Cecina è stato controllato un gruppo di circa 40 camper con a bordo una cinquantina di persone che, seppure sollecitati, non hanno fornito indicazioni sul luogo dove erano diretti limitandosi a dire di essere diretti al Sud. Sui camper non veniva riscontrata la presenza di materiali o strumenti per la diffusione sonora. Non emergendo evidenze di forme di illegalità che legittimassero misure restrittive o di carattere cautelare, non sarebbe stato possibile adottare provvedimenti che ne avrebbero potuto impedire giustificatamente il proseguimento del viaggio”.

Lamorgese ha poi spiegato che in occasioni simili, già in passato, non erano state utilizzate le soluzioni invocate da Salvini: “Nel 2018 e nel 2019 ci sono stati in Italia eventi simili al rave di Viterbo” e uno di questi “in provincia di Torino vide la concentrazione di 5 mila persone”. In nessun caso “si è deciso di intervenire con la forza”. Nemmeno quando il ministro degli Interni era un certo Matteo Salvini.

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