Fotografie sempre più disarmanti, che si susseguono una dopo l’altra. I panieri calati dalle finestre per lasciare offerte a chi ne ha bisogno, i vicini che fanno a gara di solidarietà, il lavoro senza sosta dei volontari. Una gara quotidiana per combattere tutti insieme un nemico comune, la povertà. Che al sud Italia continua a stagliarsi pericolosamente all’orizzonte. Ora, però, le misure non bastano più. E il Mezzogiorno rischia di ritrovarsi, quando arriverà finalmente il momento di ripartire, con un gravoso bagaglio di 1 milione e 400 mila persone in più ormai vicine alla soglia della povertà, intorno ai 600 euro al mese.
Il rischio default per le imprese, nel Mezzogiorno, è quattro volte superiore rispetto a qualsiasi altra zona d’Italia. E il pericolo è duplice: alla fame della gente rispondono sempre presente le associazioni mafiose, pronte a inserirsi in qualsiasi vuoto lasciato dallo Stato. Lo ha chiarito in Senato la ministra Lamorgese: “Dobbiamo ripartire all’insegna della legalità, stando attenti a reati-spia come estorsione, riciclaggio e usura”.
Una situazione difficile che può trasformarsi in un’occasione, come invocato in questi giorni da più parti. Perché a fronte dei rischi, enormi, che corre il Mezzogiorno, ci sono le occasioni di rilancio, la possibilità di avviare una piccola rivoluzione. A partire dal telelavoro, strumento al quale è stato necessario ricorrere in queste settimane segnate dalla pandemia e sul quale bisognerebbe continuare a investire prima che sia troppo tardi.Quarantena, il 40% degli italiani è ingrassato, 4 su dieci dormono peggio