Le Sardine usciranno mai dalle piazze per farsi partito o resteranno un movimento spontaneo, senza sigle né bandiere? Se lo chiedono da tempo i giornali, se lo chiedono i simpatizzanti. Se lo chiedono, ora, anche i fondatori della protesta ittica partita da Bologna e dilagata via via in tutta Italia. E se lo chiede Mattia Santori, uno degli ideatori dell’iniziativa, che secondo Avvenire sta riflettendo sull’opportunità o meno di trasformare in forza politica tradizionale quella folla colorata sparsa per l’Emilia-Romagna: “O fondiamo un partito o presentiamo le nostre istanze a chi politica già la fa, che siano Pd, M5s o destra moderata”.
“Le sardine ascoltano sorprese. Ricordano piazze vuote. Ora le vedono piene. Piene di persone in carne e ossa. A contarle quasi non ci riesci per quante sono. E contare è anche il loro desiderio: contare nella collettività, nella fiducia l’una sull’altra” hanno spiegato gli ideatori bolognesi su Facebook. Prendendo le distanze dal mondo penstastellato, rifuggendo dalle analogie con le piazze rabbiose riempite da Grillo negli scorsi anni, quando il Movimento non era ancora partito di governo. E chiarendo che il nemico è la “destra estrema e i suoi linguaggi di odio”.
Dichiarazioni che lasciano abbastanza margini di manovra per tutti quei politici che, in queste settimane, hanno tentato di lanciare la loro personalissima esca alle Sardine. Dai Cinque Stelle al Pd passando per la destra moderata, alternativa alla Lega, i tentativi proseguono da ogni parte dell’emisfero politico. In Calabria, i democratici hanno invitato i manifestanti a sostenere il candidato governatore Giuseppe Callipo, con i referenti degli attivisti a precisare però che tra i due schieramenti non ci sono stati contatti. Una corte serrata di fronte alla quale è inevitabile chiedersi se abbia senso o meno cedere.CasaPound scheda le sardine: nomi e cognomi sul sito del Primato Nazionale