I numeri sono quelli di un’emergenza vera, devastante, totale. Eppure passano inosservati in un mondo che guarda con terrore al diffondersi del coronavirus, lasciandosi vincere dalla paura e correndo ad assaltare i supermercati per fare scorte di viveri in caso di eventuale isolamento, e osserva invece impassibile, ormai quasi annoiato il dramma della Siria dai telegiornali. Un Paese che a breve festeggerà il suo anniversario più triste, quello dei 10 anni dall’inizio dei conflitti sul territorio. E dove ancora oggi i bambini vivono un incubo quotidiano.
Nelle ultime ore era arrivata la notizia, terribile, di sette bambini morti proprio a causa del freddo pungente, esposti al gelo e alla pioggia in uno dei tanti accampamenti di fortuna sparsi nell’area, quello di Idlib. La più giovane delle vittime non aveva compiuto un anno di vita. In totale, sono oltre 4 milioni secondo gli ultimi rilevamenti i ragazzini costretti a convivere con i bombardamenti quotidiani di un conflitto assurdo, senza fine.
Eppure, ancora una volta, il mondo osserva con aria distante, quasi seccata, senza trovare la forza di intervenire per proteggere una popolazione stremata, abbandonata a sé stessa. Si controllano i datti della diffusione del coronavirus, che i medici definiscono come un’influenza un po’ più forte, come fosse un bollettino di guerra. Dimenticando che la guerra, quella vera, esiste ed è soltanto a pochi chilometri da noi.Diamond Princess, il mondo celebra il coraggio del capitano Arma