Ha atteso il responso serafico. Poi si è lasciato andare a una gioia contenuta, senza infierire. Matteo Salvini ha salutato così il voto arrivato dalla piattaforma Rousseau, con il 59% dei votanti schierato in suo favore e determinato a non fargli affrontare un processo per il caso Diciotti. “Li ringrazio per la fiducia” ha detto davanti a taccuini e telecamere. Poi l’ingresso in sala a Le Querce, un locale poco lontano dal centro di Sassari tra le colline, accolto dagli applausi dei suoi tifosi.
Il volto è rilassato, in fondo lo aveva detto anche il giorno prima: “Comunque vada, sarà un successo”. Poi via, a pensare subito alla Sardegna, alle regionali, alle europee che verranno. Con la consapevolezza di aver ottenuto un successo più grande del previsto: far cambiare rotta al popolo dei Cinque Stelle. Lo stesso che un tempo si schierava compatto contro la casta e i suoi privilegi. E che ora vota in difesa di un parlamentare, evitando che venga giudicato come un qualunque cittadino.
Salvini è ormai un uragano, capace di travolgere tutto quello che trova sul suo cammino. E il Movimento sembra sempre più incapace di resistergli, confinato in una posizione di subalternità alla quale si sono rassegnati ormai anche gli elettori, pronti a sacrificare gli storici principi del partito in cambio della tenuta di un esecutivo che rischiava di tremare in caso di processo all’alleato. Che gongola, sempre più forte. E coccola sondaggi che lo vogliono ormai padrone indiscusso della maggioranza.“Io sto con Renzi”. Dopo l’arresto dei genitori, Berlusconi difende l’ex nemico