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“La vita che ci avevano promesso i nostri genitori non esiste più!” Storia di Michelangelo e di una generazione tradita

La vita dei giovani italiani di oggi è una lotta quotidiana. Michelangelo Vood, cantautore di 32 anni nato in Basilicata e residente a Milano, racconta una storia che riflette le difficoltà di un’intera generazione. Vive in affitto in una casa condivisa con altre tre persone. Ha un lavoro precario e lotta ogni giorno per mantenere vivo il suo sogno musicale.

Michelangelo, intervistato da Vanity Fair, descrive il suo passato e le sue aspettative per il futuro. Da bambino, immaginava una vita diversa a 30 anni. Sognava una casa propria, un lavoro stabile, una bella macchina, una famiglia e magari anche un cane. Ora, a 32 anni, la realtà è ben diversa. “Di quell’elenco di cose, forse la più realistica sarebbe prendere un cane, ma non lo faccio perché a stento riesco a badare a me stesso”, dice.

Alla ricerca della felicità

La vita a Milano è difficile. I costi degli affitti sono esorbitanti e il lavoro precario rende quasi impossibile ottenere un mutuo. Michelangelo spende più di metà del suo stipendio per l’affitto. La famiglia è lontana e le auto sono solo quelle del car-sharing. “All’improvviso la vita che ci avevano promesso i nostri genitori non esisteva più”, spiega Michelangelo. “È come se ci avessero allenato per tutta la vita a correre i 100 metri, ma il giorno della gara scopriamo che in realtà dobbiamo correre una maratona”.

Michelangelo teme che la sua generazione abbia rinunciato ai propri sogni. La rincorsa per recuperare il tempo perduto e sistemarsi nella vita ha preso il sopravvento. “Alla mia età si dovrebbe essere già ‘sistemati’, e poco importa se ‘sistemati‘ non faccia rima con ‘felici'”, conclude.

La storia di Michelangelo è un esempio delle sfide che affrontano molti giovani oggi. Le promesse dei genitori sembrano lontane e irraggiungibili. Ma nonostante le difficoltà, Michelangelo continua a lottare per il suo sogno, rappresentando una generazione che non si arrende facilmente.