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Ucraina, De Zerbi bloccato in albergo a Kiev: “Svegliato dalle esplosioni”

La crisi ucraina si abbatte anche sul mondo del calcio. L’azione militare dell’esercito russo annunciata dal presidente Vladimir Putin sta di fatto bloccando il paese. Secondo diverse fonti, moltissime esplosioni si stanno verificando in tutte le città dell’Ucraina. I russi infatti stanno mettendo fuori combattimenti i sistemi di difesa ucraini. In questa situazione di vera e propria guerra si ritrova invischiato, suo mal grado, anche l’allenatore della squadra dello Shaktar Donetsk, Roberto De Zerbi, che su Facebook racconta la sua drammatica avventura.

Roberto De Zerbi

Sono anni che la squadra di Donetsk, una delle due città capitali delle repubbliche separatiste del Donbass insieme a Lugansk, si è spostata nella capitale Kiev a causa della guerra civile. Ed è proprio da qui che giunge via social il preoccupante messaggio di De Zerbi. “Me ne sto in camera, è una brutta giornata. – racconta su Fb il mister – Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che è successo col Donbass”.

“Però non mi sono mosso, perché io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono. Ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff. Potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza: no, abbiamo aspettato, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni. – prosegue De Zerbi – L’ambasciata italiana ci aveva sollecitato ad andare via ma non potevo, io uomo di sport, girare le spalle al club”.

Poi, Roberto De Zerbi viene raggiunto da Sportitalia. “Non vogliamo fare gli eroi perché gli eroi non esistono. Ma il nostro lavoro ci mette di fronte a delle responsabilità. – si sfoga ancora – Io sabato dovevo giocare una partita e quindi, ripeto, non potevo scappare via. Difficile spiegarlo ai nostri cari, a chi ci vuole bene, ai figli che ci messaggiano per dirci di tornare. Stamattina hanno sospeso il campionato e ora la nostra presenza diventa superflua. A questo punto confidiamo che l’ambasciata e il governo ci aiutino a tornare. Sono fiducioso. Tornassi indietro rifarei la stessa scelta”, conclude.

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