Vai al contenuto

L’arcivescovo Viganò: “Il coronavirus? Dio ci punisce per aborti, divorzi, eutanasia…”

Il coronavirus? Una punizione inviata sugli uomini da Dio per punirli dei loro peccati. La pensa così, e per quanto possa sembrare bizzarro non si tratta affatto di uno scherzo, Carlo Maria Viganò, arcivescovo italiano già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. La sua posizione è che la pandemia non sia altro che la conseguenza dei nostri errori. In un’intervista rilasciata al quotidiano conservatore  The Remnant, infatti, si dice del Covid-19: “Come tutte le malattie e la stessa morte, è una conseguenza del Peccato Originale”.


Secondo Viganò, insomma, la pandemia sarebbe semplicemente una punizione divina: “I crimini di cui ognuno di noi si macchia davanti a Dio sono un colpo di martello sui chiodi che hanno trafitto le mani del nostro Redentore, un colpo di frusta che ha strappato la carne del Suo santissimo Corpo, uno sputo sul Suo amorevole Volto. Se avessimo dinanzi agli occhi questo pensiero, nessuno di noi oserebbe peccare”.L’ex nunzio apostolico ha aggiunto: “Oltre ai peccati commessi dai singoli, vi sono anche i peccati commessi dalle società, dalle Nazioni. L’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica…”.Riguardo gli inviti a pregare avanzati nelle ultime ore da Papa Francesco per chiedere a Dio la fine della pandemia, Viganò ha commentato: “Il relativismo religioso insinuato dal Concilio ha cancellato la persuasione che la Fede Cattolica sia l’unica via di salvezza e che il Dio Uno e Trino che adoriamo sia l’unico vero Dio. Papa Bergoglio ha affermato, nella Dichiarazione di Abu Dhabi, che tutte le religioni sono volute da Dio: questa è non solo un’eresia, ma una forma di gravissima apostasia ed una bestemmia.”

La Cina ripiomba nell’incubo coronavirus: oltre 600 mila persone in isolamento