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Lavoro, 88mila assunzioni hi-tech entro il 2020 ma non ci sono gli specialisti laureati: quali saranno i mestieri del futuro

Il mercato del lavoro nel campo hi-tech cresce sempre di più, infatti se da un lato gli ultimi dati Istat parlano di tasso di disoccupazione in crescita, dall’altra parte c’è anche un segmento che sembra non conoscere recessione. Parliamo del settore dell’information and communication tecnology (Ict) dove secondo una statistica, i professionisti di questo comparto dell’hi-tech sarebbero sempre più richiesti, al punto da aprire le porte a 88mila nuovi posti di lavoro disponibili già tra il 2018 e il 2020. Oltre ai profili Itc, infatti, tra i vari profili richiesti si affacciano anche ruoli professionali nuovi come lo specialista dei big data, service development manager e cyber security officer. A fare i conti sulle prospettive del mercato dell’alta tecnologia, è stata l’analisi 2018 sulle professioni Ict dell’Osservatorio delle competenze digitali, condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia in collaborazione con Miur e Agid. La ricerca si basa sull’analisi di oltre 64mila annunci di lavoro per l’Ict pubblicati in rete nel 2017 di cui sono analizzate, oltre alle aree geografiche di provenienza, i settori di destinazione, le skill richieste e le retribuzioni offerte.

Migliaia di assunzioni nel settore tecnologico ma mancano le competenze
Secondo il rapporto dell’Osservatorio delle competenze digitali 2018 (riportato anche sul giornale il Sole24Ore), sembra che il mercato Ict è quello che più incrementerà i posti di lavoro nei prossimi anni, che già subisce una crescita continua degli annunci web per le professioni Ict (+7% rispetto al 2016) e la comparsa di nuove professioni per il medesimo settore. Saranno infatti disponibili fino a 88mila posti in più tra la fine dell’anno e il 2020. Dalla ricerca si ha un ulteriore conferma di come il mercato del lavoro sta cambiando legandosi a lavori strettamente collegati alle tecnologie informatiche, cosa che emerge ancora più chiaramente dal fatto che le aziende chiedono competenze digitali anche per profili non strettamente legati all’Ict.

Dall’altro lato a questa promettente nuova offerta lavorativa per i giovani, con le aziende che hanno richiesto fino a 20.500 tecnici specializzati all’anno, i laureati pronti ad operare in questo settore sembrano mancare. Probabilmente le università non riescono ancora ad andare di pari passo con le competenze digitali o forse non ci sono abbastanza giovani interessati a questo settore che, invece, sembra davvero guardare al futuro. Dalle stime dell’Osservatorio, il 2018 ha mostrato un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra i 12.800 e i 20.500, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500: un gap che arriva dunque al 58%. Opposta la situazione per i diplomati: il fabbisogno oscillerà fra i 7.900 e i 12.600, con un surplus che oscillerà fra i 3.400 e gli 8.100 (27%). Dunque i laureati ICT crescono troppo lentamente: nel 2017 toccano le 7.700 unità, in lievissima crescita rispetto al 2016, ma sono calati gli specialisti in Informatica e Ingegneria Informatica (INFO), pari a 4.460. Si attenua la tendenza dei laureati triennali INFO a terminare gli studi dopo la laurea triennale (+3% da +10% nel 2016) mentre continua l’incremento nelle immatricolazioni anche se in misura ridotta (+3,5% contro il +9% nel 2016) e con percentuali di abbandono che restano elevate (si laurea solo il 40% degli immatricolati nelle triennali, come nel 2016).
Le figure più cercate
Tra i mestieri più ricercati dei prossimi due anni, il boom delle richieste sarà soprattutto per le mansioni di cyber security officer, lo specialista dei big data e il service development manager. Inoltre, tra i profili più richiesti spiccano gli sviluppatori (cresciuti del 19% rispetto al 2017)seguiti dalla figura dei consulenti Ict e Ict operations manager, richiesto soprattutto nel terziario. Gettonate anche le figure di Big data specialist e service development manager. Da considerare che più della metà delle richieste per queste figure arriva dal Nord Ovest, Lombardia in primis, dove si concentrano il 48% delle richieste. Il resto è diviso tra Nord Est, Centro e Sud.

 

 

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