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Le navi russe al largo della Puglia, minaccia alla Tap

La nave russa “Akademik Pashin” si è fermata per ore al largo del Canale di Otranto, dove passano gli snodi della Tap, la Trans Adriatic Pipeline, che porta il gas dall’Azerbaijan in Europa, passando per la Puglia.

Quella russa è stata definita un’azione provocatoria, quella della Pashin, che ufficialmente è un rifornitore di squadra, ma è usata di fatto per spiare le attività della Nato.

Pur essendo un’unità militare, ha mantenuto acceso il sistema che trasmette la posizione. La sua spedizione è cominciata la scorsa settimana dal porto siriano di Tartous, nodo strategico della marina russa nel Mediterraneo.

Da ieri, invece, è presente nel Canale di Otranto: prima si è fermata sul cavo sottomarino OteGlobe, una connessione in fibra ottica che unisce Bari alla Grecia. Poi si è mossa verso il tubo sommerso del Tap.

Lunga 130 metri, la “Akademik Pashin” è la più moderna nave del genere in servizio nelle forze armate russe: la sua missione d’esordio nell’aprile 2020 è stata lo spionaggio dei test del sottomarino nucleare francese Suffren.

Ad agosto la nave russa era salpata dal Baltico e per andare nel Mediterraneo, “scortata” dalla Royal Navy inglese e dagli aerei da americani.

Oltre al rifornitore russo, c’è l’inquietante presenza della nave da guerra Steregushchiy, la classe con cui sono nominate le corvette russe, equipaggiate con missili cruise.

Questa nave è stata fotografata due giorni fa a poca distanza dalla “Leyte Gulf”, la nave Usa che scorta la portaerei “George W.H. Bush”, l’ammiraglia della flotta statunitense.

Nella zona c’è pure il caccia italiano “Andrea Doria”, impegnato in un’esercitazione dell’Alleanza atlantica. Dopo l’arrivo delle unità russe, elicotteri della Us Navy hanno compiuto voli di ricognizione, davanti alle coste della Puglia.

La zona di questa sfida navale è proprio nel mezzo dell’Adriatico, all’altezza del Gargano. Si tratta dell’ennesima operazione lanciata da Mosca per mantenere la pressione sulla Nato, mostrando la volontà di impiegare ogni mezzo per testimoniare una presenza aggressiva pure nel Mediterraneo.

Gli analisti parlano di “provocazioni”, ma lo erano anche le “esercitazioni” russe sul confine ucraino lo scorso anno. Uno scenario da guerra fredda prima della distensione sembra delinearsi in un contesto molto delicato come quello del Mediterraneo.