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Quirinale, l’Economist frena Draghi: “Suo tentativo nocivo per l’Italia”

Una strada irta di ostacoli, quella che dovrebbe portare Mario Draghi dalla guida del governo alla presidenza della Repubblica. Il primo a rompere gli indugi è stato Silvio Berlusconi che, annunciando il ritiro della sua candidatura al Colle, ha contestualmente chiesto che Draghi resti a Palazzo Chigi ino alla fine della legislatura. Anche l’incontro del premier con Matteo Salvini non sembra avere sortito gli effetti sperati. E il M5S di Giuseppe Conte non tifa certo per lui. Ora però ci si mette anche il settimanale economico britannico The Economist a mettergli i bastoni tra le ruote. Il tentativo draghiano di conquistare il Quirinale viene addirittura giudicato come “nocivo”. Non solo per il nostro Paese, ma addirittura per tutto il resto dell’Unione europea.

L’Economist critica Draghi

“Il tentativo di Mario Draghi di diventare presidente è nocivo per l’Italia e l’Europa”. Così, con queste parole durissime, l’Economist mette un freno alle velleità del presidente del Consiglio italiano di trasferirsi al Quirinale. “Dopo 12 mesi di insolita quiete e unità nella politica italiana ed europea, il passaggio di Draghi al Quirinale potrebbe mettere tutto a rischio”, avverte il settimanale economico britannico.

Per l’Economist, insomma, il problema più spinoso rispetto alla eventuale elezione di Draghi al Quirinale, sarebbe quello di trovare “un successore in grado di tenere insieme l’attuale eterogenea coalizione” che sostiene il suo governo. Maggioranza di governo che rischia seriamente di spaccarsi sulla scelta del nome del successore di Sergio Mattarella.

Secondo l’Economist, inoltre, “l’Italia è il principale beneficiario dei fondi dell’Ue per la ripresa dalla pandemia. La speranza è che i soldi possano essere spesi in modo da stimolare la crescita economica dell’Italia. Per più di due decenni, la pessima performance del Paese ha agito da freno alla crescita economica dell’intera Ue”, si legge nell’editoriale che non fa sconti nel giudicare in maniera negativa il nostro Paese.

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