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I fondatori della Lega alzano la voce: “Traditi da Salvini. Noi federalisti, non fascisti!”

Si alza un’altra voce controcorrente dalle parti della Lega. Giuseppe Leoni, 72 anni, nel 1987 è stato il primo deputato della Lega Lombarda. Un peso massimo da quelle parti. Nel 1984 aveva firmato con altre 5 persone (tra cui Umberto Bossi) l’atto costitutivo del partito. Ma ha scoperto di non essere stato invitato al congresso-funerale clandestino di Salvini che manderà in pensione per sempre la Lega Nord. E oggi si sfoga in un’intervista a Gad Lerner su Repubblica, spiegando anche perché non parteciperà al congresso federale straordinario della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. “Sono socio fondatore, quindi membro di diritto, ma non ho ricevuto né l’invito né alcuna comunicazione”.

E poi aggiunge: “Sto pensando di rivolgermi a un avvocato. Questa è roba da ventennio. Cosa stanno facendo questi qui? Le sembra il modo di celebrare un congresso? Di nascosto, alla vigilia di Natale, per seppellire un’idea politica in cui tanti ancora credono. Bisognerebbe andare in piazza a gridarlo: io sono un federalista, non un fascista! Abbiamo fatto sacrifici per portare avanti un ideale preciso. Volevamo un cambiamento dello Stato da centralista a federalista. E ora questi qua convocano i fedelissimi per stravolgere il progetto senza alcuna possibilità di discuterne”.

È lui poi a rivolgere a Salvini e ai leghisti 2.0 un domanda: “Possibile che nessuno di quelli che stanno seduti in Parlamento avanzi un’obiezione? Mi fa rabbia, in particolare, la faccia tosta di Calderoli, che a quanto pare sarebbe l’inventore del nuovo statuto. Uno che non si metteva solo la camicia verde, ma anche le mutande verdi. Ora va a servire il nuovo padrone. Io di mettere la camicia verde non ne avevo bisogno, e non andavo a parlare sul palco di Pontida neanche quando ero presidente, perché tanto sono verde dentro. E lo rimango”.

Bossi però tace, e dovrebbe restare presidente della Lega Nord anche se in liquidazione, con l’azzeramento di tutti gli altri organi dirigenti. “Vedremo cosa farà e in ogni caso ha tutta la mia comprensione. Umberto si trova una condizione difficile, forse oggi è meno libero di me che vivo del mio lavoro. Bisogna gridarlo forte, in faccia a quelli che per conservare la sedia stanno zitti. La nostra gente si fa delle domande. So che l’altro giorno alla sezione di Saronno sono andati a dirgli di non preoccuparsi, tutto bene, non cambia niente. Ma chi gli crede?”.

 

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