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Enrico Letta lancia la proposta al governo: “Legge per far votare a 16 anni”

Enrico Letta, ex premier e direttore dell’Istituto di Studi politici a Parigi, approfitta di in un’intervista a La Repubblica per fissare quelle che secondo lui sono alcune delle priorità per il nuovo governo. Letta chiede di riaprire subito il fascicolo “Ius culturae” e di abbassare l’età di voto a sedici anni: “Il mio lavoro sono i ragazzi, è a loro che bisogna pensare”. Proposte che l’ex premier giudica urgenti e facilmente approvabili in parlamento con questa maggioranza.

“È un modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi. Il momento è ora, non si aspetti per ottenere di più”.

Per Letta ora il premier Giuseppe Conte si gioca il tutto per tutto: “Fare bene con questo governo è nel suo interesse, non ha un terzo tempo da giocare. L’anno trascorso gli è valso come apprendistato. Ha capito che Matteo Salvini stava portando il Paese a sbattere. Adesso bisogna accelerare sul green new deal, coniugarlo con la lotta alle diseguaglianze. Fare bene il decreto sul climate change, d’intesa con Bruxelles. Sono anche d’accordo con la lotta al contante: basta con la palla delle vecchiette che non sanno andare al bancomat”.

E ancora: “Soprattutto serve una nuova legge elettorale che dia diritto di tribuna alle minoranze. Non un maggioritario all’inglese o alla francese. Quella giusta è il Mattarellum, i collegi con una quota proporzionale. Aggiungerei la sfiducia costruttiva: un governo casca perché ce n’è un altro pronto, sennò si va al voto. E secondo me le legislature dovrebbero essere più brevi, di tre, quattro anni”.

A La Repubblica poi promuove a pieni voti l’inizio al Viminale di Luciana Lamorgese: “Ha cominciato con il piede giusto. Sull’immigrazione non ci si può nascondere, servono risposte strutturali. E occorre un trattato con i Paesi volenterosi, lasciando fuori quelli di Visegrad, e applicando regole chiarissime: voto a maggioranza e automatismi in tutte le scelte, a partire dalla redistribuzione”.

Mentre boccia la scelta politica di Matteo Renzi: “Penso sia stato un errore per il modo e per i tempi, oltre che per la sostanza. Il Pd ha fatto un’operazione enorme costruendo il governo, aveva suscitato ammirazione in Europa, ma quella mossa ha fatto sì che pensassero: ‘Sono sempre gli stessi’. È una piccola mina messa sotto l’esecutivo, ma non penso abbia interesse a farlo cadere”.

 

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