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L’Europa rassicura l’Italia: Patto di stabilità sospeso anche nel 2022

di Gabriele Iuvinale

Gli Stati membri dell’Unione Europea maggiormente colpiti dalla pandemia, tra cui soprattutto l’Italia, possono tirare un sospiro di sollievo. La Commissione europea, infatti, ha reso note oggi le proprie intenzioni: la clausola di salvaguardia generale – che in caso di grave recessione economica prevede la sospensione dell’aggiustamento di bilancio statale – resterà attiva anche per tutto il 2022. La decisione era nell’aria visto il protrarsi della pandemia e gli sforzi aggiuntivi a cui gli Stati hanno dovuto far ricorso in termini di maggiore indebitamento.

Ad anticipare la volontà dell’Esecutivo è stato Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone, il quale ha precisato che sulla base delle indicazioni attuali la clausola di salvaguardia generale rimarrebbe attiva nel 2022 e sarà disattivata nel 2023.

Non saranno tutte rose e fiori, però. Nel medio temine, gli Stati dovranno impegnarsi per tornare ad avere bilanci sostenibili, ha aggiunto Dombrovskis.

La comunicazione della Commissione europea

Le parole di Dombrovskis sono state accompagnate da una comunicazione della Commissione europea che fornisce agli Stati membri orientamenti generali sulla futura conduzione della politica di bilancio. In pratica, il provvedimento contiene principi guida per la corretta progettazione delle misure di bilancio ed espone le considerazioni della Commissione riguardo l’opportunità di disattivare, o meno, la clausola di salvaguardia generale.

La Comunicazione prevede, inoltre, che una volta diminuiti i rischi per la salute, le misure di bilancio degli Stati si dovranno orientare gradualmente verso misure più mirate e a lungo termine per promuovere una ripresa resiliente e sostenibile.

Paolo Gentiloni

Gli orientamenti contenuti nell’odierno provvedimento, aiuteranno, dunque, gli Stati nell’elaborazione dei loro programmi di stabilità e convergenza, che dovranno essere presentati alla Commissione il prossimo mese di aprile.

La Commissione, comunque, ha fatto sapere che le situazioni specifiche di ciascun Paese continueranno a essere prese in considerazione dopo la disattivazione della clausola di salvaguardia generale. E se uno Stato non sarà tornato al livello di attività economica pre-crisi, l’Esecutivo ha assicurato che si farà pienamente ricorso a tutte le flessibilità nell’ambito del patto di stabilità e crescita, in particolare al momento di proporre orientamenti in materia di politica di bilancio.

Massima disponibilità, dunque, a condizione, però, che gli Stati si impegnino per tornare ad avere bilanci sostenibili. E per fare questo serviranno le famose riforme strutturali richieste per accedere ai fondi del Recovery Plan.

Quadro normativo del Patto di stabilità e crescita

Ogni mese di aprile, gli Stati membri dell’UE sono tenuti a definire i loro piani di bilancio per i successivi tre anni. Questo esercizio si basa sulle regole di governance economica del Patto di stabilità e crescita, che mirano a prevenire l’emergere o l’aggravarsi di difficoltà di bilancio.

Questi documenti sono utilizzati dalla Commissione e dai Ministri delle finanze per valutare se gli Stati membri sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi di bilancio a medio termine (OMT) sulla base di due pilastri: analisi del saldo strutturale e parametro di riferimento della spesa.

L’OMT è definito dalla legge n. 243/2012 (articolo 2, comma 1) come il valore del saldo strutturale di bilancio individuato sulla base dei criteri stabiliti dall’ordinamento dell’Unione europea. Il saldo strutturale è definito, a sua volta, come il saldo del conto consolidato corretto per gli effetti del ciclo economico al netto delle misure una tantum e temporanee e, comunque, definito in conformità all’ordinamento dell’Unione europea.

Ai sensi del Patto di stabilità e crescita (PSC) dell’Unione europea, ciascuno Stato membro deve raggiungere e mantenere il proprio OMT oppure seguire un percorso di avvicinamento ad esso. L’OMT è diverso per ciascun Paese essendo determinato sulla base del potenziale di crescita, del livello del debito e delle passività implicite della sua economia. L’OMT è riferito al saldo di bilancio strutturale. Quest’ultimo è dato, nello specifico, dal saldo del conto economico delle amministrazioni pubbliche corretto per l’impatto del ciclo economico e delle misure di bilancio una tantum. Per l’Italia l’OMT, per il triennio 2021-2023, al raggiungimento di un avanzo strutturale di bilancio pari allo 0,5% del PIL.

L’attivazione della clausola di salvaguardia generale

Il 20 marzo scorso, al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra di bilancio per contrastare le conseguenze sanitarie ed economiche della crisi pandemica da Covid-19, la Commissione europea ha disposto per l’anno in corso l’applicazione della c.d. general escape clause del PSC, la quale consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo. Nella sostanza, dunque, non sospende l’applicazione del PSC, né le procedure del semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale.

Nella recente proposta di Raccomandazione del Consiglio all’Area euro, l’UE aveva deciso di mantenere attiva anche nel 2021 la clausola di salvaguardia.

Gli “eventi eccezionali” nel PSC

Il PSC prevede un’ipotesi di allontanamento temporaneo dal percorso di avvicinamento all’OMT (soggetto ad autorizzazione) in caso di “eventi eccezionali”. L’articolo 5, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1466/97 dispone infatti che: “Qualora si produca un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato membro interessato che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale di detto Stato o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell’intera Unione, gli Stati membri possono essere autorizzati ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di aggiustamento all’obiettivo di bilancio a medio termine […], a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa.”. Corrispondentemente, l’articolo 6, paragrafo 3, del medesimo regolamento, nel disciplinare la valutazione delle deviazioni dall’OMT o dal relativo percorso di avvicinamento, e le circostanze in presenza delle quali tali deviazioni risultino “significative” dispone che: “… la deviazione può non essere considerata significativa qualora sia determinata da un evento inconsueto che non sia soggetto al controllo dello Stato membro interessato e che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale dello Stato membro o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell’intera Unione, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa.”

Il Vademecum della Commissione europea sul PSC ricorda che questa ipotesi, definita di adeguamento del percorso di consolidamento di bilancio, è stata introdotta dal c.d. six pack nel 2011 e chiarisce che l’attivazione di questa clausola non si traduce in una sospensione a tempo indefinito del consolidamento delle finanze pubbliche, bensì nella riprogettazione del percorso di avvicinamento, su basi specifiche per il singolo Paese, al fine di tener conto delle circostanze eccezionali di una grave crisi economica nell’area euro o nell’Unione, come pure di un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato. In tali circostanze, dunque, le descritte deviazioni temporanee possono essere consentite ex ante (ai sensi dell’articolo 5 citato) oppure possono non essere prese in considerazione ex post (ai sensi dell’articolo 6 citato).

Lo stato dell’arte in Italia

L’Italia è tra i Paesi europei che più di tutti ha fatto ricorso agli scostamenti di bilancio per fronteggiare la crisi da pandemia.

Il Governo Conte, infatti, ha più volte fatto ricorso alla richiesta di autorizzazione alle Camere per lo scostamento temporaneo del saldo di bilancio strutturale dagli obiettivi programmatici precedentemente stabiliti (OMT).

L’ultimo, il 15 gennaio scorso quando ha presentato l’ennesima Relazione al Parlamento ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243 del 2012, nella quale è stato chiesto il sesto aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo di medio termine (OMT) rispetto a quanto indicato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (NADEF 2020). Attualmente, l’indebitamento netto della PA è salito a circa 155,6 miliardi, con un’incidenza rispetto al PIL pari a circa l’8,8%, mentre il rapporto debito pubblico/pil ha raggiunto il 160%.

Rimettere i conti a posto sarà un compito arduo per il nostro Paese.

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