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Liliana Segre non si arrende: “Pronta a guidare la Commissione contro l’odio”

Liliana Segre non molla e, anzi, rilancia la sfida: “La tentazione di abbandonare il campo ogni tanto si affaccia. Se a quasi 90 anni finisci bersagliata da insulti, sotto scorta, senza più la vita semplice e riservata di prima, credo sia normale chiedersi ‘ma chi me l’ha fatto fare?”. Però dura poco, non sono una che si arrende facilmente”. Intervista dal Corriere dell Sera, la senatrice ha ribadito la sua volontà di presiedere la Commissione contro l’odio nata da una sua stessa iniziativa e accompagnata da feroci polemiche per l’astensione del centrodestra al momento del voto.

“Se me la propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere”. Un mese complicato, per la Segre. Pieno di tensioni. “Sono esausta. Troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità, troppo tutto. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato. La scorta? Né io né i miei familiari abbiamo chiesto nulla. Il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico della Prefettura di Milano ha ritenuto di garantirmi una tutela, che è una forma di protezione più blanda della scorta. Naturalmente sono rimasta di stucco”.Oggi la Segre è un esempio per tutti gli italiani, impegnata da anni a raccontare l’orrore vissuto sulla sua pelle: “Ho passato quarantacinque anni, dopo la guerra, a macerarmi nel rimorso di non riuscire a parlare. Poi a 60 anni ho trovato le parole per fare il mio dovere. Per decenni ho rivissuto gli incubi del passato pur di testimoniare nelle scuole, nella speranza che anche un solo studente accogliesse il mio doloroso dono. Oggi, grazie alla scelta stupefacente del presidente Mattarella di nominarmi senatrice a vita, posso raggiungere milioni di persone”. Se smettessi avrei una vita più serena, ma non sarei in pace. E poi la darei vinta proprio agli odiatori”.A chi critica la commissione Segre risponde: “Sono arrivati al paradosso di ribattezzarla con tono demonizzante ‘Commissione Segre-Boldrini’ gli stessi partiti che nella passata legislatura, alla Camera, avevano approvato all’unanimità le conclusioni della Commissione Jo Cox, cioè la vera ‘Commissione Boldrini’. Siamo seri. La Commissione che ho proposto non può giudicare né censurare nessuno e non può cambiare le leggi. Si tratta di studiare un fenomeno, di avanzare proposte su un problema per cui tutti, anche gli esponenti dell’opposizione quando parlano a telecamere spente, si dichiarano allarmati. L’odio in rete dilaga”.

Infine un pensiero a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, al centro a loro volta di feroci polemiche per le scelte quantomeno discutibili dei rispettivi partiti: “Colgo l’occasione per esprimere loro solidarietà. Sarò un’illusa, ma continuo ad auspicare che tutti si uniscano in un impegno bipartisan per prevenire le epidemie dell’odio. Io ho sperimentato i danni che possono produrre”.

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