Salvini e Di Maio hanno già sfoderato le pistole, continuano a mostrare a Bruxelles il loro volto spavaldo, i toni di sfida, l’arroganza di chi si dice pronto ad andare fino in fondo in barba a qualsiasi intervento esterno. La bocciatura da parte della Commissione Europea, ampiamente preventivabile, non li ha smossi di un millimetro, anzi. E d’altronde chinare il capo ora, sul più bello, avrebbe mandato all’aria mesi e mesi di retorica antieuropeista, di slogan, di provocazioni. Ma c’è chi invece, all’interno del governo gialloverde, di questa situazione inizia ad avere paura. Al punto da predicare la calma, convinto che un abbassamento dei toni e una delicata opera di mediazione siano le armi migliori cui fare ricorso. Il premier Giuseppe Conte, l’anima del governo gialloverde che in queste ore si è mostrata più sensibile.
Parole arrivate durante un colloquio con la stampa a Mosca: “Dobbiamo augurarci che scenda, abbassiamo tutti i toni e facciamo sistema perché ciò avvenga”. Nel giro di qualche ora potrebbe arrivare l’ennesimo declassamento da parte delle agenzie di rating, stavolta per mando di Standard & Poor’s. Un’eventualità che non fa troppa paura (“Se arrivasse il downgrade, lo valuteremo”) al contrario, appunto, dello spread: “Io non sono contento se lo spread è alto. Ognuno deve contribuire facendo la propria parte. Io faccio la mia e infatti cosa ho detto fin da subito? Serve un dialogo costruttivo: la nostra manovra è seria, i fondamentali sono solidi, il codice di comunicazione che abbiamo adottato è un codice molto più tranquillo che in passato. Adesso dobbiamo lavorare tutti assieme concentrandoci sull’obiettivo e fare in modo che questo spread si abbassi”.