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Cacciari contro Freccero: “A Mariupol una fiction? Sciocchezze”

Massimo Cacciari critico nei confronti di Carlo Freccero e Ugo Mattei. I tre sono tra gli ispiratori della Commissione Dubbio e Precauzione, nata durante l’emergenza Covid per offrire una visione diversa della situazione rispetto alla versione ufficiale del governo. Ora che è scoppiata la guerra in Ucraina, la Commissione discute anche di questo argomento. Ma le tesi di Freccero su una “fiction” girata dagli ucraini nell’ospedale di Mariupol fanno reagire male Cacciari.

Massimo Cacciari e Carlo Freccero

Massimo Cacciari fa il punto sulla guerra in Ucraina con il giornalista Tommaso Labate del Corriere. “Bisogna essere fuori dal mondo per non capire che siamo di fronte a una sconfitta strategica della Russia”, questa la sua opinione.

“A una riunione del Comitato Dubbio e Prevenzione, di cui lei fa parte, Carlo Freccero ha accostato le immagini da Mariupol a una fiction. È d’accordo?”, gli domanda ad un certo punto Labate durante l’intervista. “Per nulla. – replica deciso Cacciari – Non sono per nulla d’accordo con questa e altre cose dette da Freccero. Il comitato DuPre non è un partito. Ciascuno può dire quello che vuole, io sono libero di bollare come sciocchezze le cose che ritengo tali”, ci va giù pesante il filosofo.

Labate gli fa notare che, durante lo stesso dibattito, il professor Ugo Mattei “ha notato analogie tra la strategia anti-Covid e la guerra della Nato”. Cacciari risponde osservando che “detta così non sono affatto d’accordo. Se ci si riferisce al modo in cui queste crisi sono state affrontate, possiamo discutere. Col Covid non poteva scoppiare la Terza guerra mondiale, con l’invasione dell’Ucraina sì. – sottolinea – Certo, la gestione dell’emergenza Covid e alcuni provvedimenti di politica sanitaria, non ovviamente i vaccini, sui cui benefici, per quanto non risolutivi, parlano i dati, non mi hanno affatto convinto. Come non mi convincono le decisioni prese sull’onda dell’emergenza. Ma non andrei oltre ed eviterei paragoni assurdi”, conclude.

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