La notizia dello stop alla somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca in Italia è arrivata a sorpresa, poco dopo un provvedimento analogo della Germania, su iniziativa dell’Agenzia del Farmaco, che in via “precauzionale e momentanea” ha preferito fare un passo indietro. Una decisione che però non ha mancato di suscitare anche polemiche. Alle pagine dell’Huffington Post, il professore Paolo Gresele, presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi, ha parlato di dati che in Italia oscillano, normalmente, sui 71 e i 117 casi su 100mila abitanti all’anno: circa 65mila totali.

“I casi che sono stati riferiti al vaccino AstraZeneca per la verifica di una possibile correlazione – di cui non è ancora nota l’esatta natura del possibile evento trombotico – sono riconosciuti dall’Ema come 30 su 5 milioni di vaccinazioni: 0,6 casi su 100mila abitanti, annualizzando il dato. Sono incidenze più basse di quelle attese nella popolazione generale” è stata la presa di posizione di Gresele.

“A quanto si sa dai i numeri attuali, l’incidenza di eventi non sembra differente da quello che è il tasso di trombosi registrato nella popolazione generale – ha aggiunto Gresele – Al momento attuale non abbiamo nessuna evidenza di un nesso di casualità. I dati che sono stati registrati sono compatibili con eventi avvenuti per coincidenza. AstraZeneca è stato studiato per mesi prima dell’approvazione, testato su circa 23mila persone alla metà delle quali è stato dato il placebo: nessun evento trombotico registrato e nella Fase 3 la vigilanza è attentissima. Con i dati attualmente disponibili, i benefici della vaccinazione superano nettamente i rischi”.