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Lockdown a Natale, quanto ci costerebbe? Per gli analisti, in fumo 25 miliardi

Negli obiettivi del governo giallorosso, come dichiarato a più riprese in questi giorni dai vari esponenti dell’esecutivo, c’è quello di scongiurare la peggiore delle ipotesi, il lockdown a Natale. Gli esiti, in caso contrario, potrebbero essere devastanti per tante attività già in difficoltà dopo le ultime restrizioni. A quantificare quanto, di preciso, ci costerebbe un’eventuale chiusura è il rapporto Censis-Confimprese “Il valore sociale dei consumi”, realizzato con il contributo di Ceetrus. La cifra totale è altissima: 25 miliardi di euro di consumi in meno.

Stanto ai dati pubblicati nello studio, a causa della seconda ondata di restrizioni in aggiunta al primo lockdown il crollo dei consumi si attesterà a 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un catastrofico taglio potenziale di posti di lavoro, fino a 5 milioni di unità. In base a quanto emerge dal rapporto, l solo retail subirà un taglio del 21,6%, pari a 95 miliardi di euro, con il rischio di perdere oltre 700mila posti di lavoro nell’intero comparto.Da quando siamo in emergenza sanitaria, a testimonianza dell’importanza della vendita al dettaglio, 18 milioni di persone in Italia hanno modificato i propri comportamenti di acquisto, cambiando negozi o brand di riferimento, gestendo diversamente la spesa, cambiando i criteri di scelta dei luoghi di acquisto.  Nel periodo dell’emergenza il 42,7% ha acquistato online prodotti che prima comprava nei negozi fisici, in particolare i giovani (52,2%) e i laureati (47,4%). In generale, dopo il Covid-19 il 38% degli italiani afferma che non tornerà alle vecchie abitudini di consumo.Secondo il presidente di Confinmprese Mario Resca “la situazione della distribuzione e del commercio in generale, è già durissima oggi, con chiusure soltanto parziali, perché da quando, appena una settimana fa, si è cominciato a parlarne, la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione, la ristorazione e il commercio hanno già intravisto i giorni bui di marzo e aprile“.

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