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Made in Italy, rischi e benefici del Ttip spiegati dal ministro Calenda

L’accordo di libero scambio che Europa e  Stati Uniti stanno definendo da qualche mese (Ttip) sta sollevando parecchi malumori nell’opinione pubblica italiana. In molti ritengono infatti che l’abbattimento dei dazi e delle dogane tra Europa e Stati Uniti, la deregulation su alcune materie e la creazione nei fatti di una sorta di “mercato unico atlantico” contribuirà a svilire i tratti tipici del made in Italy.

Ma il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda mette in guardia e, in un recente intervento, sottolinea i vantaggi che il Ttip porterebbe in realtà tanto per il nostro Paese quanto per i nostri stessi marchi.

‹‹L’Italia – afferma il ministro – è uno dei Paesi che beneficerebbe di più dell’accordo di libero scambio. I contenuti dell’accordo permetteranno di far volare l’export agroalimentare e tessile del made in Italy, perché l’eliminazione di dazi e tariffe doganali agevolerà soprattutto le medie e le piccole imprese. Mi spiego: una grande casa automobilistica europea, di fronte agli ostacoli attuali, delocalizza o assorbe i costi aggiuntivi tramite le economie di scala, mentre una piccola azienda non può muoversi in questo modo. Ecco perché il trattato aiuterà per lo più le quest’ultima››.

Anche Calenda è tuttavia consapevole che per quanto i vantaggi siano concreti, dall’altra ci sia estremo bisogno di proteggere il made in Italy e la qualità che c’è dietro questo marchio. E infatti Europa e Stati Uniti stanno discutendo proprio di questo: ‹‹Se non ci saranno progressi sulla necessità di tutelare i prodotti agroalimentari italiani – avverte Calenda – non ci sarà alcun accordo››.

Matteo D’Apolito