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Manovra, rischio Iva al 26,5%, web tax e blocco assunzioni: quello che non vi dicono

Il Governo deposita il maxiemendamento che recepisce l’intesa con l’Ue sulla manovra e permetta all’Italia di evitare la procedura d’infrazione. Il documento è stato depositato in commissione Bilancio al Senato. Cosa c’è dentro? Un sacco di guai per gli italiani. Vediamoli nel dettaglio: dall’aumento dell’Iva come clausola di salvaguardia agli scaglioni per la tassazione delle cosiddette pensioni d’oro, fino alla web tax. Il taglio sulle pensioni d’oro (che sarà valido dal 2019 per 5 anni) sarà del 15% per i redditi compresi tra 100mila e 130mila euro lordi e arriverà al 40% per quelle superiori ai 500mila euro.

Cinque in tutto le aliquote previste: – del 25% per gli assegni compresi tra 130.001 e 200mila euro, – del 30% per quelli compresi tra 200.001 e 350.000 euro, – del 35% tra i 350.001 e i 500.000 euro. Taglio per 3 anni dell’adeguamento delle pensioni oltre i 1.522 euro al mese (3 volte il minimo): la decurtazione maggiore, fino al 60%, scatta per gli assegni oltre i 4566 euro. L’indicizzazione piena ci sarà solo per le pensioni fino a 1.522 euro, poi sono previste sei fasce di tagli.

L’adeguamento sarà infatti del 97% per assegni tra fino a 2029 euro, 77% fino a 2537 euro, 52% fino a 3042 euro, 47% fino a 4059 euro, 45% fino a 4566 euro e 40% oltre 4566 euro, che è nove volte il minimo. Ma la vera mazzata è rappresentata dagli aumenti Iva: per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 (28,75) nel 2021 e nel 2022. La Relazione tecnica spiega che, senza interventi, l’aliquota ridotta del 10% passerebbe dal 2020 al 13%, mentre l’aliquota ordinaria oggi al 22% passerebbe nel 2020 al 25,2% e nel 2021 al 26,5%.

Deve essere messo a punto “entro il 30 aprile” il nuovo “programma di dismissioni immobiliari” che punta a ottenere non meno di 950 milioni aggiuntivi nel 2019 e altri 150 milioni l’anno nel 2020 e 2021. Il piano individuerà le “modalità di valorizzazione dei beni” dello Stato, della Difesa, come le caserme in disuso, e delle altre pubbliche amministrazioni. Agli enti locali che contribuiscono andrà una quota degli introiti tra il 5 e il 15%.

Presidenza del Consiglio, ministeri, enti pubblici non economici, agenzie fiscali e università non potranno assumere personale a tempo indeterminato prima del 15 novembre 2019. Non compaiono invece gli enti locali. Secondo la Relazione tecnica i risparmi sono pari a 100 milioni in termini di indebitamento netto. Ma ci sarà meno lavoro… Che ci frega: tanto c’è il reddito di cittadinanza, no?

Inoltre arriva la nuova web tax sui servizi digitali. La nuova misura con aliquota al 3% sui ricavi dovrà essere versata entro il mese successivo a ciascun trimestre. Verrà applicata ai soggetti che prestano servizi digitali e che “hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni e che hanno un ammontare di ricavi derivanti dalla prestazione di servizi digitali non inferiore a 5,5mln di euro”.

Per l’avvio e la realizzazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico sono stanziati 800 milioni di euro per il 2019 e 900 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021. Alla copertura degli oneri – spiega la relazione tecnica – si provvede tramite la riduzione del Fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali.

Si può dire? Un pasticciaccio brutto brutto questa manovra. Adesso che i numeri iniziano a essere chiari, fa ancora più paura rispetto a come la immaginavamo. Tutto questo per cosa, poi? Per finanziare reddito di cittadinanza e quota100 che sono misure elettorali ma che sul piano del lavoro e della ripresa economica danneggiano gli italiani e basta.

 

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