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“Mario Draghi al Quirinale”. La clamorosa indiscrezione: perché può succedere davvero

Mario Draghi

Mario Draghi torna a farsi sentire con un messaggio netto sull’Europa durante il Meeting di Rimini, definendo il suo ruolo “non conta nulla”. Questa dichiarazione, più che una semplice analisi geopolitica, rappresenta un segnale politico di rilievo che alimenta le speculazioni su un suo possibile ritorno in campo con l’obiettivo del Colle.

Un tono inusuale per l’ex premier, noto per la sua prudenza, che sembra voler sottolineare la fine dell’illusione di un ruolo continentale fondato esclusivamente sul peso economico. Queste parole hanno avuto un impatto significativo nell’ambiente politico romano, dove si ipotizza una nuova fase di impegno pubblico da parte di Draghi.

Un ritorno pubblico con obiettivi chiari

Non si tratta soltanto di un commento tecnico: Draghi ha espresso un giudizio deciso, quasi una sentenza, che rafforza l’idea di un ritorno costruito con apparizioni calibrate. Dopo mesi di incontri riservati e dialoghi con think tank internazionali, l’ex banchiere sembra determinato a giocare un ruolo da arbitro politico di rilievo.

Già in precedenza, in Portogallo, aveva affrontato temi come la competitività e il debito comune. A Rimini, però, la sua posizione è apparsa più netta, segnalando un possibile cambio di passo rispetto al passato.

Il quadro politico romano e le prospettive per il Quirinale

La candidatura di Draghi al Quirinale non è una novità assoluta. Nel 2022, durante la crisi di governo, l’ex premier aveva manifestato interesse, ma la mancanza di un consenso trasversale lo aveva frenato. Oggi, con la leadership di Giorgia Meloni consolidata, i colloqui sul dopo-Mattarella sono intensi e la premier stessa vuole prepararsi adeguatamente a questo passaggio.

Giorgia Meloni

In questo contesto, il nome di Draghi emerge come un’opzione silenziosa ma di rilievo. Pur non essendo parte integrante del centrodestra, non è considerato un avversario e mantiene rapporti solidi con figure chiave come Giancarlo Giorgetti e Alfredo Mantovano. Anche il rapporto personale con Meloni si è rafforzato dopo la conclusione del suo governo.

Questa posizione conferisce a Draghi un ruolo di garanzia agli occhi delle cancellerie europee, nonostante le sue critiche dure al vecchio continente.

Una candidatura ancora in fase di definizione

Resta però incerta la reale volontà di Draghi di candidarsi. Fonti politiche riferiscono che l’ex premier non si è ancora esposto ufficialmente, ma ha riaperto alcuni canali di dialogo e non ha esitato a tornare a parlare in pubblico, un segnale significativo per chi conosce la politica romana.

Al momento non esiste un progetto politico definito né un ampio schieramento pronto a sostenerlo. Ciò nonostante, Draghi ha espresso chiaramente il desiderio di non rimanere ai margini della scena politica. In un contesto caratterizzato da fragilità e personalismi, la sua possibile corsa al Quirinale appare oggi meno distante rispetto a un anno fa.

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