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Quirinale, arriva Salvini! Ad accoglierlo c’è il corazziere nero. “Scherzetto” di Mattarella…

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella manda un chiaro messaggio al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Per iscritto? Macché: con un gesto di cui ora tutti parlando. Chi c’è ad accogliere Salvini e tutti gli altri al Quirinale per il Giorno della memoria contro il razzismo? C’è un corazziere di pelle nera, anche se non è la prima volta che accade. E i presenti commentano: “Il personaggio giusto al posto giusto”. E dicono così riferendosi al fatto che il corazziere nero messo lì in questo che è uno dei rari casi in cui Salvini arriva al Quirinale magari non è una semplice coincidenza.

È infatti un sacrosanto segnale: l’Italia è multicolore. Il corazziere nero, nato in Italia e originario del Brasile, è nel reparto da tre anni ma fece il suo esordio nel giugno 2017 in occasione della visita di Papa Francesco al Colle. Ventinove anni, figlio adottivo con la sorella di una coppia siciliana, è stato lui ieri a salutare, mano alla fronte, il titolare del Viminale.

Sono tanti gli utenti e i commentatori che si sono chiesti se il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia scelto il ragazzo di proposito per lanciare un messaggio al vicepremier leghista oppure se sia stata soltanto una casualità. Ma non è la prima volta che in Italia si parla del corazziere nero. Già l’11 giugno 2017, quando Papa Francesco andò in visita dal Capo dello Stato, le immagini dell’allora 27enne fecero scalpore. In quell’occasione emerse anche la suo storia.

All’età di un anno venne adottato dal Brasile, insieme alla sorella, da una coppia siciliana. Molti anni dopo entrò nell’Arma dei carabinieri, ma il suo sogno era quello di entrare a far parte del reggimento della guardia del corpo del presidente della Repubblica. Sogno realizzato.

Tutto questo mentre è arrivata la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti. L’eventuale diniego dovrà essere approvato a maggioranza assoluta. Lo prevede la legge costituzionale numero 1 del 16 gennaio 1989, che disciplina la procedura relativa ai cosiddetti reati ministeriali indicata dall’articolo 96 della Costituzione.

In base a questa norma, “il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale’’.

 

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