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Si lavora meno, si fugge di più: l’Italia fatica ancora a rialzare la testa

Il numero di occupati torna a crescere, ma per meno ore. Una ripresa “a bassa intensità lavorativa”, quella che ha caratterizzato l’Italia nel 2018 secondo la diagnosi del rapporto ‘Il mercato del lavoro’, elaborata da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal. “La mancanza di opportunità lavorative adeguate può comportare la decisione di migrare all’estero, fenomeno in crescita negli ultimi anni: da 40 mila del 2008 a quasi 115 mila persone nel 2017”. Quindi in meno di dieci anni le fughe sono quasi triplicate, si legge nel rapporto.

“Per raggiungere il tasso di occupazione della media Ue15 (nel 2017 pari a 67,9%, contro il 58,0% di quello italiano) il nostro Paese dovrebbe avere circa 3,8 milioni di occupati in più”, continua il rapporto ‘Il mercato del lavoro’. Secondo il report “la distanza dalla media europea è anche frutto della diversa partecipazione per genere: in Italia meno della metà delle donne tra 15 e 74 anni appartiene alle forze lavoro (48,1% contro il 59,0% dell’Ue). Aggiornato al 2018 è invece il conto sul divario tra il Sud e il resto del Paese”.Nel 2017 circa un milione di occupati ha lavorato meno ore di quelle per cui sarebbe stato disponibile, mentre la schiera dei sovraistruiti ammonta a quasi 5,7 milioni: quasi un occupato su 4. Così il rapporto ‘Il mercato del lavoro’ (ministero del Lavoro-Istat-Inps-Inail-Anpal). E, viene sottolineato, negli anni il fenomeno risulta “in continua crescita, sia in virtù di una domanda di lavoro non adeguata al generale innalzamento del livello di istruzione sia per la mancata corrispondenza tra le competenze specialistiche richieste e quelle possedute”.“L’aumento della quota di occupazione meno qualificata, accompagnata dalla marcata segmentazione etnica del mercato del lavoro italiano, ha favorito la presenza di lavoratori immigrati più disposti ad accettare lavori disagiati e a bassa specializzazione”. Tra il 2008 e il 2018 “gli stranieri sono passati dal 7,1% al 10,6% degli occupati”. Nei servizi alle famiglie “su 100 occupati 70 sono stranieri”.

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