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Il piano della Merkel per approvare il Recovery Fund senza Polonia e Ungheria

Angela Merkel ha sempre un piano B. E ce l’ha anche stavolta. Le serve per aggirare i veti di Polonia e Ungheria al Recovery Fund. “È necessario che tutte le parti scendano ad un compromesso” sul bilancio Ue e il Recovery Fund, altrimenti l’accordo “non funzionerà”, avverte Angela Merkel alla videoconferenza delle commissioni per gli affari Ue dei Parlamenti nazionali europei. Soprattutto, confermano diverse fonti europee ad Huffpost, la cancelliera non vuole uscire a mani vuote dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre, l’ultimo della presidenza tedesca di turno dell’Ue. Vuole portare a casa il recovery fund, a tutti i costi.

Anche nel caso in cui dovesse essere costretta a usare l’arma più estrema. Cioè trasformare il recovery fund in un accordo intergovernativo a 25 senza Ungheria e Polonia. “La presidenza tedesca sta lavorando anche a questa possibilità. Perché finora non ci sono spiragli nella trattativa con i governi di Budapest e Varsavia, scontenti per il meccanismo che lega l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Per questo hanno deciso di sollevare i veti che bloccano il recovery fund. E ora la mediazione è in alto mare. Né si prevede una soluzione prima del summit dei 27 leader europei giovedì prossimo a Bruxelles”.

La materia sarà sviscerata in quella sede. Ecco perché si cerca di arrivarci con un piano. Si legge sull’HuffPost: “A Bruxelles anche la Commissione europea sta lavorando ad un carnet di ipotesi. L’obiettivo è sempre quello di salvare il Next Generation Eu, lo strumento economico deciso dall’Ue quest’estate per combattere la crisi causata dal covid, 750 miliardi di euro da raccogliere sui mercati attraverso l’emissione di bond comuni della stessa Commissione. E tra le ipotesi sulle scrivanie di Palazzo Berlaymont c’è anche quella di trasformare il recovery fund in un accordo intergovernativo a 25, senza Ungheria e Polonia che naturalmente verrebbero tagliate fuori dai nuovi fondi”.

Non si tratta di una soluzione a costo zero. In questo caso, l’Europarlamento non potrebbe approvare il nuovo bilancio europeo, perdendone la potenza di fuoco di oltre 1800 miliardi. L’Unione andrebbe in esercizio provvisorio. Significa non poter far partire i nuovi progetti, poter sfruttare solo quelli già finanziati, usando solo un dodicesimo al mese del vecchio bilancio. Ma la soluzione potrebbe far paura a Ungheria e Polonia che subirebbero tagli ai fondi di coesione, quelli cui tengono di più. Dunque, l’idea di un recovery fund a 25 consentirebbe a Merkel e alla maggioranza degli Stati Ue di mettere al sicuro il nuovo fondo.

Polonia e Ungheria perderebbero soldi ma riuscirebbero ad averli senza dovere a tutti i costi rispettare lo stato di diritto, valore fondamentale dell’Ue. Gli altri ‘guai’ arriverebbero ad anno nuovo, quando i 25 si ritroverebbero a rinegoziare il bilancio europeo 2021-27. Significa riaprire la trattativa con i frugali sui ‘rebates’, gli sconti ai contributi al budget europeo di cui beneficiano Olanda, Germania e altri paesi nordici e che l’accordo di luglio ha considerevolmente aumentato.

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