Vai al contenuto

Mes, vince lo scetticismo dell’Italia

Il question time di oggi alla Camera dei deputati ha portato ancora alla ribalta la questione del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che serve a garantire la stabilità finanziaria degli Stati membri dell’Unione europea.

Nuovi guai per il governo di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Dopo il no al ricorso contro il meccanismo della Germani, l’Italia è rimasta l’unica a opporsi sostanzialmente all’erogazione del fondo.

I partiti di opposizione sollecitano il governo alla ratifica, ma la maggioranza è da sempre contraria. Più volte Fratelli d’Italia e Lega hanno fatto sapere che questo strumento rischierebbe di portare l’Italia in una situazione simile a quella della Grecia del 2015.

Giorgetti

Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, si è fatto portavoce dell’area scettica nella maggioranza: “emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento, il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione. In parte per colpa sua, in parte no, ed è una istituzione impopolare infatti nessuno tra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria”.

Secondo il ministro, il Mes dovrebbe divenire uno strumento per la protezione dalle crisi del debito, dalle crisi bancarie e rappresentare un volano per investimenti e caro energia. Una specie di copia del Pnrr, insomma.

Il duro attacco a Giuseppe Conte: “Sei uno sciacallo!”
Carlo Calenda, fautore del Mes

La chiusura all’adozione del Mes, per quanto riguarda le attuali forze di governo, è data soprattutto dalla presenza di un Consiglio di governatori composto dai ministri delle Finanze dell’area euro, ai quali spetta la decisione sia di capire quale sia il fabbisogno finanziario del paese richiedente che quello di avere un ruolo attivo nella gestione della crisi e nel processo di risoluzione.

La Commissione europea deve poi valutare la situazione macroeconomica del paese e la verifica del raggiungimento dei parametri previsti da Patto di stabilità.

In questo modo l’Italia dovrebbe adeguarsi a dinamiche virtuose per raggiungere le quali, però, potrebbe rischiare di fallire gli obiettivi.

Il paese è in difficoltà nel mettere in atto tutti quei processi di accountability che permetterebbero di rompere gli schemi del declino e innescare gli schemi della crescita con i giusti incentivi.