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Li stavano riportando in Libia, migranti dirottano mercantile: vanno verso Malta

Incredibile dirottamento del mercantile “Elhiblu 1” che aveva soccorso un gruppo di migranti che avevano fatto naufragio nel Mediterraneo. Il mercantile li stava riportando a Tripoli, ma è stato costretto ad invertire la rotta e ora sta puntando verso Malta. Il dirottamento, del quale ha dato notizia il ministro Matteo Salvini, è avvenuto quando erano a sole sei miglia da Tripoli. Ma i migranti, resisi conto che stavano per essere riconsegnati ai libici, si sono ribellati e minacciando il comandante e l’equipaggio li hanno costretti ad invertire la rotta.

Allertata anche la nostra Guardia costiera che sta monitorando la situazione nel timore che, come tante altre volte accaduto con navi di soccorso, i maltesi possano far passare la nave lasciandola dirigere verso Lampedusa. “In Italia sicuramente non entrano. Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare. Sappiano che l’Italia la vedranno con il cannocchiale”, dice subito Salvini.

Tutto questo proprio nelle ore in cui la Procura di Roma apre un altro fronte che mette sotto accusa il Viminale. La Procura di Roma, esaminando un esposto sul recente caso della Sea Watch, la nave umanitaria tedesca fatta approdare a Catania il 31 gennaio scorso dopo essere stata bloccata per dodici giorni al largo della costa di Siracusa, ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Siracusa per valutare l’ipotesi di reato ed eventualmente l’iscrizione di nomi nel registro degli indagati o la sua trasmissione di nuovo al tribunale dei ministri di Catania.

Il fascicolo al momento è infatti contro ignoti. Come già avvenuto nel caso Diciotti, anche per la Sea Watch non c’è alcuna comunicazione ufficiale scritta che stabilisca la responsabilità di chi ordinò il fermo della nave che aveva soccorso 47 migranti ( tra cui 15 minori non accompagnati) in zona Sar libica e si era poi diretta verso la Sicilia per cercare di riparo contro un vero e proprio ciclone mediterraneo.

Ma è del tutto evidente che la decisione di non assegnare un porto sicuro alla nave, a cui venne consentito solo l’ingresso in acque territoriali e poi un punto di fonda al largo della costa di Siracusa, fu adottata dal Viminale. Che poi, dopo aver acconsentito dopo diversi giorni a far attraccare la nave, decise però di indirizzarla al porto di Catania. Lì, dopo appena 48 ore, fu il procuratore Carmelo Zuccaro ( non proprio tenero con le Ong) ad accertare che la Sea Watch non aveva commesso alcuna irregolarità nelle modalità del soccorso e nel decidere di riparare verso l’Italia per sfuggire al maltempo.

La procura della capitale, che aveva affidato alla Guardia Costiera i primi accertamenti, ha ritenuto che nei confronti dei profughi della Sea Watch ci sia stata una limitazione della liberta’ personale al pari dei migranti che erano a bordo della nave Diciotti.

 

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