“Una persona su tre tra quelle che hanno provato ad arrivare in Europa lungo la rotta per la Libia ha perso la vita nel corso del 2019”. Un messaggio apparso su Twitter, lanciato dall’account italiano del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che ha condiviso un post di Charlie Yaxley, portavoce dell’organismo. “Non esiste un porto sicuro in Libia”, ha continuato l’autore del messaggio, sottolineando che nonostante questo non ci siano navi governative o Ong in mare, pronte ad effettuare operazioni di ricerca e soccorso. “È chiaro che questa situazione non può continuare”.
Giannino gli ha fatto subito presente che meno sbarchi non significano meno morti in mare, evidenziando come un anno fa, nello stesso periodo, si erano registrati meno di 100 decessi a fronte dei 15o attuali, resi ancora più pesanti dal minor numero di partenze.
Anche quando successivamente Toninelli ha pubblicato su Twitter una tabella dei dati IOM, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, ha commesso lo stesso errore. Non ha considerato, cioè, il numero totale delle partenze, drasticamente in calo quest’anno. Facendo una proporzione, risulta che mentre 12 mesi fa moriva in mare il 4% di chi si imbarcava per l’Europa, oggi la percentuale è salita al 22%. Inoltre è da considerare che, come specificano fonti IOM a fine tabella, le stime riportate sono valutazioni a ribasso, basate su dati governativi integrati con quelli dell’Organizzazione e quindi non del tutto affidabili.Toninelli ritira le deleghe a Siri, rottura Lega-Cinque Stelle