Un barchino pieno di migranti abbandonato in zona Sar maltese, a 25 migli da Lampedusa, dalla nave madre, poi fuggita via. n altro barcone con 120 persone a bordo in zona Sar libica con il motore in avaria e nessun intervento in campo. Altri due gommoni in difficoltà e uno affondato. A segnalare i due nuovi casi di emergenza nel Mediterraneo sono aerei militari di Frontex, il Colibrì e Alarm Phone, il centralino a cui si rivolgono i migranti in partenza.![](data:image/svg+xml,%3Csvg%20xmlns='http://www.w3.org/2000/svg'%20viewBox='0%200%20800%20533'%3E%3C/svg%3E)
L’imbarcazione sarebbe partita dalla Libia la notte scorsa. “A bordo – dicono i migranti – ci sono circa 120 persone, incluse 15 donne e 6 bambini. Il motore è in avaria e varie persone stanno male. Urge salvataggio immediato!”. Alarm Phone ha informato sia le autorità italiane che la Guardia costiera libica alle 14.10 ma nessuno si è mosso.
L’aereo Colibrì ha segnalato anche un gommone già affondato
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Senza alcuna soluzione resta invece il caso Sea Watch. All’ottavo giorno in mezzo al mare al confine con le acque internazionali italiane di fronte a Lampedusa per sollecitare l’assegnazione di un porto sicuro alla nave della Ong tedesca interviene l’Onu. ” Chiediamo all’Europa di consentire lo sbarco delle persone a bordo della Sea Watch, che da otto giorni ha a bordo 43 migranti, tra cui tre minori non accompagnati. Questi – sottolinea l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) – hanno urgente bisogno di un porto sicuro che non può essere in Libia”.
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Intanto a bordo della Sea Watch i migranti sono sempre più preoccupati. Delle lettere su fogli A4 a comporre la scritta “don’t forget about us”, non dimenticatevi di noi, sorrette dalle 43 persone a bordo, è la foto postata su Twitter dalla Ong. “Il divieto che ci impedisce di entrare nelle acque italiane – dice la portavoce della Ong tedesca Giorgia Linardi – è anche un divieto che impedisce al comandante di esercitare un suo diritto sacrosanto, quello di sbarcare prima possibile le persone in un porto sicuro, considerato lo stato di emergenza umanitaria a bordo
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